Le voci su una possibile intesa tra Israele e Hamas per una pausa nei combattimenti a Gaza si sono moltiplicate nelle ultime ore, alimentando speranze e aspettative. Tuttavia, da entrambe le parti arrivano dichiarazioni che smentiscono in modo netto l’esistenza di un’intesa già siglata.
Dopo le indiscrezioni trapelate da fonti mediorientali e internazionali, che indicavano un possibile via libera a una tregua temporanea di 60 giorni, le smentite non si sono fatte attendere. Da una parte il movimento islamista, dall’altra le autorità israeliane, hanno precisato che le trattative sono ancora in corso e nessun accordo è stato ufficializzato.
Hamas frena: “Stiamo ancora valutando la proposta”
A fare chiarezza sul fronte palestinese è stato il canale televisivo Al-Aqsa, voce ufficiale di Hamas, che ha categoricamente respinto la notizia di un’intesa già raggiunta. In un comunicato, si legge che l’organizzazione «sta ancora esaminando l’ultima proposta e non c’è fondamento nelle pubblicazioni che affermano che sia stato raggiunto un accordo».
Un segnale che conferma come il movimento islamista resti cauto sul contenuto della bozza messa sul tavolo dai mediatori internazionali, in particolare dagli Stati Uniti, e che le decisioni definitive non siano ancora state prese.
Anche Israele smentisce: “Nessuna intesa finalizzata”
Sul versante israeliano, fonti governative hanno scelto una linea altrettanto chiara. Un funzionario, rimasto anonimo, ha dichiarato al quotidiano “Times of Israel” che non esiste alcun accordo al momento sul cessate il fuoco a Gaza. La dichiarazione è arrivata in risposta a quanto diffuso dall’emittente saudita Al Arabiya, secondo cui Israele e Hamas avrebbero accettato la proposta avanzata dal mediatore statunitense Steve Witkoff.
Secondo questa ricostruzione, la bozza prevedrebbe una sospensione delle ostilità di due mesi, accompagnata dal rilascio graduale degli ostaggi da parte di Hamas e di prigionieri palestinesi da parte di Israele.
Tuttavia, entrambe le parti continuano a smentire, segnalando che la trattativa è ancora aperta e complessa. Le diplomazie restano al lavoro, ma al momento non vi è alcuna certezza che si sia davvero arrivati al tanto atteso punto di svolta.