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Gaza, Emanuele Fiano: “Cortei anche per gli ostaggi, va insegnato il valore del sionismo”

Pubblicato: 29/05/2025 11:23
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L’allarme lanciato da Emanuele Fiano, figura di riferimento del Partito Democratico e da sempre in prima linea contro l’antisemitismo, scuote le coscienze in un momento di tensioni crescenti. Ma scatena anche furiose polemiche. Un cartello comparso a Milano, città natale di Fiano, ha riacceso i riflettori sull’odio antiebraico in Italia. Il cartello recitava il divieto d’ingresso per “israeliani sionisti”, e per Fiano si tratta di un episodio gravissimo che non può essere derubricato a semplice provocazione.
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Razzismo contro Israele e ambiguità lessicali

«Il cartello non dice che gli ebrei non sono desiderati, ma che non lo sono gli “israeliani sionisti“», precisa Emanuele Fiano intervistato dal Riformista. «Ma il senso resta: si tratta di razzismo, di discriminazione verso un intero popolo». Il clima di ostilità sarebbe il frutto di un’onda lunga nata dalla guerra esplosa il 7 ottobre, con il massacro perpetrato da Hamas e il conseguente conflitto a Gaza. Da quel momento, sostiene Fiano, «è partita una campagna d’odio contro chiunque abbia legami con Israele, a prescindere dalle idee personali».

L’odio verso Israele, secondo l’ex deputato dem, si trasforma facilmente in odio antisemita. «Se sei ebreo e non ti dissoci pubblicamente da ogni azione del governo israeliano, allora sei visto come complice. E l’odio si trasferisce su di te».

La legge Mancino e l’esposto in Procura

L’episodio del cartello milanese ha spinto il consigliere comunale Daniele Nahum a presentare un esposto in Procura. Per Fiano è un passo doveroso: «La legge Mancino esiste e deve essere applicata. È nata per contrastare atti come questo, simili a quelli in cui si apponevano stelle di Davide sui negozi degli ebrei a Roma da parte di gruppi neonazisti. Il caso di Milano è perfettamente in linea con lo spirito di quella legge».

Secondo Fiano, l’antisemitismo rischia di diventare un fenomeno accettabile e di massa, complice anche la retorica pubblica che spesso non distingue tra la critica al governo israeliano e l’ostilità verso un intero popolo.

Manifestazioni e simboli: pace o propaganda?

In questi giorni, il Pd ha preso parte a una giornata dedicata all’esposizione di “sudari”, simbolicamente legati alla Terra Santa. Ora si parla di una grande manifestazione nazionale contro il governo israeliano. Fiano, che presiede l’associazione Sinistra per Israele – Due popoli due Stati, si dice favorevole a qualsiasi iniziativa per la pace, ma pone alcune condizioni chiare.

«Serve un messaggio bilanciato. Oltre a sostenere la popolazione civile di Gaza, bisogna chiedere la liberazione degli ostaggi israeliani, esprimere solidarietà verso l’opposizione israeliana e verso i palestinesi che si oppongono ad Hamas. È fondamentale anche condannare l’antisemitismo quando si manifesta sotto forma di ostilità verso cittadini israeliani. E serve un rifiuto del concetto di colpa collettiva. Solo così si può davvero parlare di pace».

Fiano non si sottrae a una riflessione più ampia: «Se si espone un lenzuolo bianco per i morti di Gaza, voglio vedere anche un simbolo giallo per gli ostaggi. E mi chiedo perché, il 7 ottobre, non sia stato esposto nulla. Chi dimentica una parte della storia, aiuta la guerra, non la pace».

La proposta di dialogo in Italia tra israeliani e palestinesi

L’associazione Sinistra per Israele rilancia la sua missione: «Vogliamo costruire dialogo, non solo fare polemica. A febbraio abbiamo organizzato un congresso dove israeliani e palestinesi hanno parlato in collegamento video. Ora vogliamo portarli fisicamente in Italia, perché crediamo che il confronto diretto sia l’unica via per la pace».

L’obiettivo, secondo Fiano, è tornare a parlare di due popoli due Stati, rilanciando una prospettiva che sembra oggi sepolta sotto le macerie della guerra e dell’odio reciproco.

Il sionismo da raccontare e spiegare

Fiano ribadisce l’urgenza di spiegare meglio cosa sia davvero il sionismo. Una parola spesso fraintesa e strumentalizzata. «È giusto chiarire che il sionismo è per gli ebrei ciò che il Risorgimento è stato per l’Italia: la realizzazione di un sogno nazionale. Serve far capire la natura positiva del sionismo, al di là delle scelte dei vari governi israeliani».

Accanto all’associazione che presiede, è nato il Laboratorio Rabin, un progetto di studio e approfondimento sul sionismo e sull’ebraismo. «Abbiamo organizzato giornate di studio e presentazioni con relatori autorevoli. L’ultima, ospite la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, era dedicata a Enzo Sereni, sionista socialista morto a Dachau, fratello di Emilio Sereni, storico dirigente comunista».

La coesistenza tra il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico e quello del popolo palestinese resta, per Fiano, l’unica strada percorribile: «Un obiettivo difficile, ma indispensabile per uscire dal ciclo dell’odio».

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