Lo scandalo clamoroso che ha travolto il processo sulla morte di Diego Armando Maradona sembra uscito da un copione di un film drammatico. Al centro del vortice, la giudice Julieta Makintach, accusata di avere preso parte a un documentario non autorizzato che ha causato l’annullamento dell’intero procedimento del Tribunale orale n.3 di San Isidro.
Le dimissioni della giudice
La giudice si è dimessa, messa alle strette dopo la scoperta del suo ruolo nella realizzazione del documentario, affermando di non avere “altra scelta” che abbandonare il caso dopo lo scandalo che l’ha coinvolta. Ora il processo è annullato e il rischio è che debba ripartire da zero.
La decisione di annullare il procedimento è stata comunicata dal giudice Maximiliano Savarino, che ha sottolineato l’incompatibilità di Makintach: “La giudice, coinvolta nella realizzazione di un documentario non autorizzato, non è intervenuta in modo imparziale. La sua condotta ha danneggiato sia l’accusa che la difesa“.
“Giustizia divina” ma senza giustizia
Il titolo della docu-serie incriminata, “Giustizia Divina”, ha qualcosa di paradossale alla luce dei fatti. Durante l’ultima udienza, in aula è stato proiettato un trailer del documentario che conteneva immagini d’archivio di Maradona e riprese dei corridoi del tribunale. In tutto ciò, Makintach era presentata con enfasi come una paladina di giustizia.

Gli ultimi avvenimenti hanno scatenato reazioni estreme in aula e fra la gente: Gianinna Maradona ha avuto un malore, un avvocato ha inveito contro la giudice e il pubblico ministero Patricio Ferrari ha dichiarato: “Lei ha mentito prima e sta mentendo ancora adesso“.
Makintach ha cercato di giustificarsi, sostenendo di aver solo concesso un’intervista. Ma il video visto in aulta mostrava senza ombra di dubbio come invece fosse parte integrante della narrazione. Pressata dalle circostanze, Julieta ha dovuto ritirarsi, lasciando un vuoto nel collegio giudicante e scatenando un’ondata di rabbia e incredulità.
Una fiducia compromessa
L’avvocato Fernando Burlando ha definito l’accaduto “un fatto inedito nella storia della giustizia argentina“. Dopo cinque anni di attesa e mesi di testimonianze, la famiglia di Maradona chiede che il procedimento ricominci da zero, ma la fiducia nel sistema è gravemente compromessa.
Il processo, che avrebbe dovuto chiarire le responsabilità mediche nella morte del Pibe de Oro, si è trasformato in una spettacolarizzazione giudiziaria. Maradona è deceduto il 25 novembre 2020 in circostanze controverse, e ora la situazione sembra simile alla trama di una pessima serie TV. Il rischio più grande è che a pagarne il prezzo sia la giustizia stessa.