
La World Boxing, nuova federazione internazionale del pugilato dilettantistico riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale, ha annunciato un cambio di rotta nelle sue politiche regolamentari. Dopo le recenti polemiche, l’organizzazione ha deciso di introdurre test di genere obbligatori per determinare l’idoneità degli atleti e delle atlete a competere nei tornei ufficiali.
Il provvedimento arriva in risposta alle crescenti preoccupazioni sulla sicurezza e sul benessere dei pugili, sollevate dopo il caso che ha coinvolto Imane Khelif, pugile algerina e medaglia d’oro ai recenti Giochi di Parigi. Secondo la World Boxing, le nuove misure sono volte a tutelare la correttezza delle competizioni e garantire equità tra i partecipanti.
Khelif, al centro del dibattito, non potrà prendere parte alla Eindhoven Box Cup, prestigioso torneo internazionale in programma nei prossimi giorni. La World Boxing ha chiarito in un comunicato ufficiale di aver già informato la Federazione pugilistica algerina della decisione. L’atleta potrà essere riammessa solo dopo aver completato il test di identificazione del sesso.

Il nuovo protocollo, che rientra in una più ampia revisione delle regole su “sesso, età e peso”, è frutto del lavoro di un gruppo di esperti riuniti dal comitato medico e antidoping della federazione. Gli specialisti hanno analizzato dati clinici e normativi, consultandosi con centri di ricerca e federazioni sportive internazionali.
«Questa politica», si legge nella nota diffusa dalla World Boxing, «non è diretta contro nessun singolo atleta, ma rappresenta un passo necessario per preservare l’integrità e la sicurezza dello sport». La federazione ha ribadito che le nuove regole saranno applicate in modo uniforme a tutti gli atleti che desiderano partecipare alle sue competizioni.
Il caso ha riacceso il confronto globale sul tema dell’inclusione nello sport, mettendo in evidenza il difficile equilibrio tra diritti individuali e criteri di equità nelle gare agonistiche. La decisione della World Boxing apre ora la strada a una possibile revisione delle regole anche in altre federazioni, sotto la crescente pressione di atleti, medici e organismi regolatori.