
A volte, nel lungo percorso di un’indagine, emergono elementi inattesi che riaccendono l’attenzione pubblica e alimentano nuove domande. Alcune verità sembrano destinate a rimanere sepolte, fino a quando un dettaglio apparentemente secondario non apre nuovi spiragli. È quello che potrebbe essere accaduto in un noto caso giudiziario, uno dei più discussi degli ultimi vent’anni, su cui ora si affaccia una possibile testimonianza inedita.
Non è ancora chiaro se questo elemento porterà a sviluppi concreti o si rivelerà solo un’illusione investigativa. Tuttavia, le implicazioni che ne derivano toccano profondamente la vicenda giudiziaria che ha già portato a una condanna definitiva e potrebbero rimettere in discussione parte della ricostruzione ufficiale.

La voce del contadino: “Sentii un litigio nei campi”
Nel cuore dell’estate 2007, il giorno in cui Chiara Poggi fu uccisa nella villetta di famiglia, un uomo ha dichiarato di trovarsi a lavorare nei campi vicini. Secondo quanto riportato da un investigatore privato, incaricato nel 2016 dalla difesa di Alberto Stasi, l’uomo avrebbe sentito “un litigio” o una “conversazione tra la vittima e il suo assassino” nei pressi dell’abitazione di via Pascoli, a Garlasco.
La presunta testimonianza risulta essere stata raccolta nel corso di un’indagine parallela, condotta da un’agenzia investigativa nota per il suo coinvolgimento anche nel filone riguardante Andrea Sempio, oggi unico indagato in un nuovo fascicolo riaperto dalla Procura di Pavia.
Un mistero dentro il mistero
Il sedicente agricoltore, già nel gennaio 2016, si sarebbe presentato nel negozio di autoricambi della famiglia Stasi dichiarando “di conoscere la verità”. Da lì, sarebbero partite una serie di verifiche volte a stabilire l’esistenza di chi effettivamente coltivava i terreni all’epoca. “Ogni altro dettaglio” che potesse confermare la versione del testimone è stato ricercato nei sopralluoghi successivi.
Se questa testimonianza fosse ritenuta attendibile, potrebbe incidere sulla posizione di Stasi, condannato a 16 anni di carcere e ormai prossimo alla fine della pena. Ma non è affatto detto che porti a Sempio: le piste alternative si moltiplicano, e con esse la possibilità che il quadro investigativo si allarghi.
Proprio nei giorni scorsi, è riemersa anche un’altra suggestione: un possibile movente legato a ricatti sessuali avvenuti attorno al Santuario della Madonna della Bozzola. Uno degli estorsori condannati ha affermato che Chiara avrebbe saputo troppo. Tuttavia, quegli eventi risultano successivi all’omicidio. Un dettaglio che, per ora, lascia tutto ancora avvolto nel mistero.