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“L’ho travolta in retromarcia, poi…”. Uccisa in spiagga da una ruspa: le parole shock dell’autista

Pubblicato: 30/05/2025 21:30

«Ho sbagliato io. Mi sento pienamente responsabile per la morte di Elisa Spadavecchia, riconosco la mia colpevolezza e mi stringo ai familiari nel dolore di questi giorni». Con queste parole Lerry Gnoli si è rivolto al pm Lucrezia Ciriello e al procuratore Daniele Barberini, durante l’interrogatorio di rito. Il 54enne cesenate, indagato per omicidio colposo, è stato ascoltato venerdì 30 maggio, assistito dal suo legale Vittorio Manes. Il tragico incidente si è verificato la mattina di sabato 24 maggio, sulla spiaggia di Pinarella di Cervia, quando una ruspa ha travolto e ucciso la 66enne turista.

Gnoli, alla guida del mezzo per lavori di manutenzione degli arenili, ha raccontato di essersi accorto subito dell’accaduto: «Stavo procedendo in retromarcia, quando l’ho travolta. Ho sentito le urla di un bagnino e sono andato subito a prendere il cellulare per chiamare il 118». Ha anche precisato di non essere fuggito, ma di essersi diretto al bagno 51, dove si trovava un’altra ruspa — quella del figlio — per prendere il telefono. L’incidente è avvenuto all’altezza del bagno 70, e resta aperto il giallo sull’autorizzazione dei lavori.

Secondo le prime ricostruzioni, la mattina della tragedia erano presenti due ruspe sulla spiaggia. Anche se le operazioni non risultano ufficialmente autorizzate, venivano svolte alla luce del sole. Gli inquirenti hanno disposto il sequestro del mezzo coinvolto e stanno conducendo accertamenti per verificare se fossero attivi i segnalatori acustici della ruspa durante la retromarcia. Gnoli ha dichiarato: «Non ricordo se lo fossero, quel mezzo era stato spesso vandalizzato nottetempo».

L’interrogatorio è durato quattro ore e mezza, nel corso del quale i magistrati hanno cercato di ricostruire anche il contesto amministrativo dei lavori. Secondo l’ufficio demaniale del Comune di Cervia e la cooperativa dei bagnini, non c’erano autorizzazioni in corso. Come mai, allora, Gnoli era all’opera? I bagnini avevano notato la presenza della ruspa alle 9:15, poco prima dell’impatto. La seconda ruspa, appartenente al figlio, si trovava a poche centinaia di metri di distanza. Gnoli era ufficialmente collaboratore della ditta del figlio, operante per conto della Consar, la cooperativa incaricata della manutenzione pre-stagionale delle spiagge.

Una delle ipotesi è che Gnoli stesse eseguendo lavori su richiesta di un singolo concessionario, senza autorizzazioni formali. Tuttavia, il legale dell’indagato ha respinto questa versione, dichiarando: «Il mio assistito ha spiegato che era lì per un incarico concordato con più soggetti da tempo, e non per conto di un singolo». Il nome di questi soggetti, però, non è stato ancora reso noto. La Consar ha già preso le distanze, dichiarando di non aver alcun legame diretto con Gnoli. Anche la cooperativa bagnini e il Comune hanno confermato l’irregolarità dei lavori.

Infine, emergono ulteriori dubbi sulla regolarità dei documenti di guida di Gnoli. Il 54enne è già coinvolto in un procedimento per omicidio stradale legato alla morte di Giuseppe Quercioli, investito nel 2022. A seguito di quell’incidente — in cui era risultato positivo agli stupefacenti — la prefettura aveva disposto la revoca della patente, tuttora valida. Il suo legale chiarisce: «Per azionare la ruspa non serve la patente di guida, ma un patentino speciale. Il mio assistito ha fornito la documentazione e confida di dimostrare di essere in regola». Gli inquirenti verificheranno nei prossimi giorni anche questo aspetto tecnico-amministrativo.

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