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Nuovi accertamenti sul corpo di Liliana Resinovich, i difensori di Visintin: “Ecco cosa ci serve ora”

Pubblicato: 30/05/2025 13:04

Ci sono casi in cui le domande superano le risposte, e dove ogni nuova analisi sembra aprire altri spiragli di dubbio. In certe vicende giudiziarie, la verità sembra oscillare tra ipotesi contrastanti, perizie discordanti e interrogativi ancora sospesi. È questo il contesto in cui si inserisce una nuova richiesta da parte della difesa di un uomo coinvolto in un’inchiesta che da mesi tiene alta l’attenzione pubblica.

Le nuove valutazioni richieste puntano a una revisione approfondita degli accertamenti tecnici già effettuati, con l’intenzione di dissipare le contraddizioni rilevate nei documenti peritali attualmente agli atti.

Perizie contrastanti e richiesta di nuovi accertamenti

La difesa di Sebastiano Visintin, indagato in relazione alla morte di Liliana Resinovich, ha depositato una richiesta formale per un incidente probatorio, con l’obiettivo di affidare ad un nuovo collegio di esperti l’analisi di tre elementi centrali: la frattura alla vertebra T2, la presenza (o assenza) di segni di compressione delle vie aeree, e il luogo e momento del decesso.

Il documento, allegato alla richiesta e firmato dai consulenti di parte – il medico legale Barisani, la professoressa di scienze forensi Noemi Procopio e l’ex generale dei Ris Luciano Garofano – mette in luce diverse “discrasie scientifiche” rispetto alle perizie fornite dalla procura. Secondo gli avvocati Paolo e Alice Bevilacqua, un chiarimento indipendente è indispensabile per dare solidità all’intera ricostruzione.

“Non c’è prova di strangolamento”

Uno dei punti più discussi è l’ipotesi secondo cui Liliana sarebbe deceduta per asfissia causata da strangolamento. Tuttavia, i legali della difesa sottolineano: “Non ci sono i segni tipici che questa modalità dovrebbe lasciare, né superficiali né profondi”. Una tesi opposta a quella dell’antropologa forense Cristina Cattaneo, consulente della procura.

Secondo i legali, il decesso potrebbe essere invece compatibile con un’asfissia da sacchetto, modalità che non necessariamente lascia evidenti tracce sul collo.

Il caso della vertebra e il corpo congelato

Altro nodo centrale è la frattura alla vertebra T2. Per i difensori, questa non sarebbe stata visibile alla Tac, e potrebbe essere stata causata accidentalmente durante la preparazione del cadavere per l’autopsia. Per Cattaneo, al contrario, la lesione era già presente al momento degli esami.

Infine, si riapre il dibattito sul momento della morte: per la professoressa Procopio, il corpo potrebbe essere stato conservato al freddo dopo il decesso, compatibilmente con una morte avvenuta anche diversi giorni prima del ritrovamento.

La richiesta di estendere gli accertamenti anche agli aspetti medico-legali, radiologici e biologici potrebbe portare a una svolta significativa nel caso.

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