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“Queste cose non può dirle”. Garlasco, scontro a Quarto Grado tra Garofano e Abbate

Pubblicato: 31/05/2025 13:15

A distanza di diciotto anni dal tragico omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, il caso continua a far discutere. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, il pubblico dibattito non si è mai spento, con programmi come Quarto Grado che mantengono alta l’attenzione su questo mistero irrisolto.

L’ultima puntata ha riportato sotto i riflettori la famosa “impronta 33”, trovata vicino al corpo di Chiara. Sebbene sembri un dettaglio secondario, per alcuni rappresenta ancora una possibile chiave del caso. Durante la trasmissione, il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e consulente di Andrea Sempio, ha acceso il dibattito con le sue dichiarazioni.

Il dibattito sull’impronta 33

Secondo l’accusa, l’impronta apparterrebbe proprio a Sempio, ma Garofano invita alla cautela: “Non ci fu assolutamente sangue sull’impronta 33”, ha affermato, sottolineando che tutte le analisi, da quella dell’emoglobina a quella del DNA, sono risultate negative. Inoltre, ha precisato che la ninidrina, il metodo usato per rilevare l’impronta, reagisce solo con gli amminoacidi, non con l’emoglobina.

Garofano ha dunque ribadito che l’analisi dell’impronta era di scrupolo, non indicativa di una prova determinante. “Dissento dal dottor Linarello”, ha dichiarato, respingendo l’idea che l’impronta potesse essere confusa con una macchia di sangue.

Lo scontro tra Garofano e Abbate

La discussione si è accesa con l’intervento del giornalista Carmelo Abbate, che ha sfidato Garofano con la sua consueta veemenza. Abbate ha sostenuto che il generale stesse confermando l’importanza dell’impronta, provocando una reazione di ferma opposizione da parte di Garofano, il quale ha accusato il giornalista di confondere fatti e opinioni.

Abbate ha insistito sul fatto che, se l’impronta fosse stata lasciata dall’assassino durante il delitto, il suo valore sarebbe cruciale. “Se davvero l’assassino per lasciarla doveva scendere le scale e fermarsi lì, allora sì: è l’impronta dell’assassino!”, ha urlato, mentre Garofano ha definito pericolosa questa deduzione.

Un confronto acceso e senza risposte definitive

Garofano ha criticato l’approccio di Abbate, affermando: “Questa non è informazione, un professionista non dovrebbe farlo”. Nonostante ciò, Abbate ha continuato a sostenere che solo le impronte di Sempio fossero presenti, nonostante la frequentazione della casa da parte di altri amici.

Il generale ha poi ricordato che, nei vari tentativi di identificare un DNA sotto le unghie di Chiara, non è mai emerso un profilo maschile significativo. La puntata si è conclusa con un clima di tensione, tra insinuazioni e una verità ancora sfuggente. Il sospetto persiste, alimentato da dettagli irrisolti e ipotesi contrastanti.

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