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Da Triplete a Zero Tituli: come ha fatto l’Inter a perdere tutto

Pubblicato: 01/06/2025 07:59
inter

Fino a pochi mesi fa, il popolo nerazzurro sognava in grande. Dopo una stagione vissuta sempre ai vertici, l’Inter sembrava destinata a entrare nella storia. Finale di Coppa Italia conquistata, lotta scudetto accesa fino alle ultime giornate e, soprattutto, un percorso europeo memorabile che l’ha portata in finale di Champions League. Il Triplete, impresa riuscita una sola volta nella gloriosa stagione 2009/2010 con José Mourinho, sembrava a portata di mano. Ma tra aprile e maggio, quel sogno si è sgretolato giorno dopo giorno. Il risultato? Zero titoli. Una caduta rovinosa, tanto inaspettata quanto traumatica, che ha lasciato una ferita aperta nei cuori dei tifosi.

Il crollo progressivo: tre sconfitte, un verdetto impietoso

La prima battuta d’arresto è arrivata in Coppa Italia, con la sconfitta nel derby contro il Milan. Una gara che ha mostrato un’Inter stanca, spenta, svuotata mentalmente, incapace di imporsi contro un avversario feroce e determinato. Il Milan ha vinto con merito, portando a casa un trofeo che sembrava già prenotato dai nerazzurri.

Poi è arrivato il campionato. L’Inter ha lottato con tenacia, ma alla fine ha dovuto cedere il passo a un Napoli straordinario, guidato da Antonio Conte e Romelu Lukaku. I punti persi per strada, in particolare quelli con la Lazio nella penultima giornata di campionato, hanno pesato come macigni e il tricolore è volato sotto il Vesuvio.

Infine, la beffa più grande: la finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain. In un’atmosfera carica di attesa e tensione, l’Inter non ha mai tenuto testa all’avversario, finendo per soccombere alla qualità e alla profondità della rosa parigina. Donnarumma e compagni hanno sfruttato ogni minima indecisione. Il sogno europeo, costruito su prestazioni epiche contro squadre del calibro di Barcellona e Bayern Monaco, si è dissolto a un passo dalla gloria.

Le cause del crollo: un mix letale di fattori

  1. Fatica fisica e mentale

Giocare fino in fondo su tre fronti ha richiesto un dispendio enorme di energie. L’Inter ha dovuto affrontare un calendario fitto, con partite decisive ogni tre giorni. Simone Inzaghi ha cercato di gestire le rotazioni, ma inevitabilmente alcuni uomini chiave — come Barella, Lautaro e Bastoni — sono arrivati al rush finale con il serbatoio quasi vuoto.

2. Una rosa non abbastanza lunga

Nonostante la buona qualità complessiva, la rosa dell’Inter ha mostrato limiti di profondità. I sostituti non sempre sono stati all’altezza dei titolari, e alcuni infortuni nei momenti cruciali (come quello di Çalhanoğlu o di Pavard) hanno compromesso l’equilibrio tattico. A differenza del PSG, che ha potuto contare su alternative di pari livello, l’Inter ha dovuto stringere i denti fino all’ultimo minuto.

3. Pressione psicologica

L’idea stessa del Triplete, alimentata dai media e dall’entusiasmo dell’ambiente, ha trasformato una stagione straordinaria in una corsa all’obbligo. Ogni passo falso veniva amplificato, ogni partita diventava una finale. Questo ha probabilmente appesantito la testa dei giocatori, rendendo più difficile mantenere lucidità nei momenti decisivi.

4. Gli avversari erano semplicemente più forti

Il Milan ha trovato brillantezza nel momento clou. Il Napoli ha mostrato una continuità che l’Inter non ha avuto. Il PSG ha vinto la Champions con merito, mostrando qualità, intensità e una fame che, forse, l’Inter aveva già consumato nei turni precedenti. Riconoscere i meriti degli altri non significa sminuire il proprio percorso, ma è un esercizio necessario per comprendere dove e come migliorare.

La stagione 2024/2025 dell’Inter sarà ricordata come quella dell’occasione mancata. Il Triplete è stato a un passo, ma alla fine i nerazzurri si sono ritrovati con “zero tituli”. È la dura legge dello sport, dove il confine tra leggenda e delusione è spesso tracciato da episodi, centimetri, dettagli.

Ora l’obiettivo deve essere uno solo: ripartire, con umiltà e determinazione, consapevoli che l’esperienza accumulata può diventare il trampolino per il futuro. Perché, in fondo, il confine tra sogno e incubo è lo stesso che separa la sconfitta dalla rinascita. E l’Inter ha già dimostrato, in passato, di saper risorgere.

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