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Gaza, Mattarella alla fine esplode: “Disumano ridurre alla fame un’intera popolazione”

Pubblicato: 01/06/2025 19:16

L’Italia ha festeggiato il 79° anniversario della Repubblica in un clima segnato dalle tensioni globali. Il Quirinale ha ospitato le celebrazioni ufficiali, con studenti, ambasciatori e autorità istituzionali. Al centro dell’incontro non solo il ricordo della nascita della Repubblica ma anche la riflessione sui conflitti in corso e sulle sfide della diplomazia.
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Durante l’evento, il Presidente della Repubblica ha incontrato una delegazione di studenti degli istituti alberghieri, nel tradizionale ricevimento alla vigilia del 2 giugno. Il clima è stato sereno ma solenne. La presenza del Capo dello Stato ha dato un valore simbolico e politico a ogni parola pronunciata.

Alla vigilia del corteo militare, il discorso del Presidente ha preso una direzione netta. Il riferimento all’attualità internazionale è arrivato come un monito. Il tema della pace, della sicurezza internazionale e del diritto umanitario ha guidato le parole di Sergio Mattarella davanti ai rappresentanti del corpo diplomatico.

Le parole del Presidente su Gaza e il diritto al focolare

Nel cuore del suo intervento, Mattarella ha lanciato un messaggio chiaro: «Ridurre alla fame un’intera popolazione è disumano». Ha indicato senza esitazioni la necessità di aprire subito i varchi per gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Secondo il Presidente, non si può ignorare il dolore di chi è privato di cibo, acqua, cure.

«I palestinesi hanno diritto a un focolare entro confini certi», ha aggiunto. Il Capo dello Stato ha parlato della grave erosione dei territori che spettano all’Autorità nazionale palestinese. Il riferimento all’occupazione militare è stato netto: «Non si può usare la sicurezza come scusa per esercitare un dominio».

Il Presidente ha quindi chiesto con forza all’esercito israeliano di permettere l’ingresso degli aiuti. Organizzazioni internazionali, come Croce Rossa e Onu, devono poter operare. Le popolazioni civili non possono essere strumento di pressione politica.

Il doppio fronte: sicurezza per Israele e diritti per Gaza

Mattarella non ha trascurato la sofferenza del popolo israeliano. Ha ricordato «il sanguinario attacco di Hamas» e il dramma degli ostaggi ancora detenuti. Per il Capo dello Stato il diritto di Israele a vivere in sicurezza è «imprescindibile».

Nel suo messaggio c’è un doppio binario: condanna del terrorismo e condanna delle violazioni umanitarie. Nessuna giustificazione per chi colpisce civili inermi. Nessuna tolleranza per chi usa la forza contro i più deboli. La via della pace, per Mattarella, deve restare una costruzione politica quotidiana.

La pace come dovere e non come illusione

«La pace non è un ideale per anime ingenue», ha detto. La frase ha colpito per la sua durezza e realismo. Per il Presidente, la pace è una fatica diplomatica. È una responsabilità politica. È un dovere che tocca a tutti: capi di Stato, governi, organizzazioni.

Ha chiesto una nuova leale collaborazione internazionale. Le crisi vanno affrontate con dialogo e fiducia reciproca, ha detto. Solo così si possono evitare guerre, colpi di Stato, miseria e migrazioni forzate.

Mattarella ha parlato anche della crisi dell’ordine mondiale. Il sistema costruito dopo la Seconda guerra mondiale appare oggi instabile. Le regole cambiano. Gli equilibri saltano. Ma secondo il Presidente serve un nuovo quadro condiviso, fatto di rispetto reciproco e diritti comuni.

Solo così, ha spiegato, si possono affrontare le sfide globali: cambiamenti climatici, transizione energetica, nuove povertà. In un mondo disordinato, serve più politica, non meno.

Il sostegno all’Ucraina

Mattarella ha parlato anche della guerra in Ucraina. Ha confermato il sostegno fermo a Kiev, a oltre tre anni dall’inizio del conflitto. L’invasione da parte della Federazione Russa ha scardinato i principi base del diritto internazionale. Secondo il Capo dello Stato, la pace dovrà essere «giusta, complessiva, duratura».

Non basta il cessate il fuoco. Serve un accordo stabile, rispettato da tutte le parti. Serve soprattutto la volontà comune di non usare la guerra come strumento di conquista.

Infine, Mattarella ha ricordato il significato del 2 giugno. Il voto popolare ha scelto la Repubblica e ha scritto una Costituzione ambiziosa. L’articolo 11 della Carta ripudia la guerra. Non solo come principio morale, ma come scelta concreta per lo sviluppo di un’Europa unita.

Il Capo dello Stato ha legato la nascita della Repubblica alla volontà di costruire la pace. Una scelta politica, non solo storica. Una vocazione che guida l’Italia nel mondo e che va difesa ogni giorno.

Il contesto geopolitico dietro le parole del Quirinale

Le dichiarazioni di Mattarella arrivano in un momento in cui l’equilibrio mediorientale è sempre più fragile. Israele e Palestina vivono un’escalation continua. Ogni giorno si contano vittime civili. Le organizzazioni umanitarie lanciano appelli ma restano spesso bloccate. Gli Stati Uniti appaiono divisi, l’Unione Europea cerca una posizione comune.

Nel frattempo, il Sud globale osserva e giudica. Paesi africani, arabi e sudamericani denunciano l’ipocrisia occidentale. Il silenzio su Gaza pesa. L’appoggio a Israele divide le diplomazie. Le Nazioni Unite faticano a incidere. Il diritto internazionale rischia di diventare un’illusione, se non trova applicazione concreta.

Le parole di Mattarella richiamano tutti a un principio chiaro: nessun popolo deve essere privato della propria dignità. La guerra distrugge non solo vite ma relazioni. Le azioni di oggi scrivono la storia di domani.

L’Italia, secondo il Capo dello Stato, può e deve contribuire. Con la forza della sua diplomazia. Con la coerenza dei suoi principi. Con la volontà di tenere aperti i canali del dialogo anche quando il mondo sembra sprofondare nel caos.

Parlare di pace, oggi, non è retorica. È coraggio politico. È scelta etica. È la strada più difficile, ma l’unica che garantisce giustizia e sicurezza per tutti.

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