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La furia di Buffon contro Acerbi: “Chi dice no alla Nazionale, dice no all’Italia”

Pubblicato: 01/06/2025 23:44

Gigi Buffon ha detto una verità semplice, netta, che vale più di mille distinguo e mille comunicati Instagram: quando un calciatore rifiuta la maglia azzurra, non sta dicendo no a un allenatore, ma all’Italia. E lo ha fatto con la pacatezza di chi quella maglia l’ha indossata per vent’anni, in silenzio, anche nei momenti più duri. “Non si dice no a Spalletti, si dice no a qualcosa di più grande, che è l’Italia”, ha spiegato. È una frase che dovrebbe far riflettere non solo i calciatori, ma anche l’opinione pubblica.

La vicenda Acerbi è emblematica di un’epoca in cui l’io ha soppiantato il noi, in cui sentirsi offesi conta più di sentirsi parte di un progetto comune. Il difensore, con alle spalle anni di carriera e un Europeo vinto, decide di chiamarsi fuori. Non per infortunio, non per ragioni familiari, ma per una generica “mancanza di rispetto” che avrebbe percepito da parte del commissario tecnico. La comunicazione? Un messaggio. Siamo al livello dei gruppi WhatsApp, ma qui si parla della Nazionale.

Buffon lo dice chiaramente: gli uomini passano, la maglia resta. Spalletti, lui stesso, i dirigenti, i presidenti, sono tutti figure transitorie. Ma l’onore – sì, l’onore, una parola che pare d’altri tempi – di rappresentare l’Italia dovrebbe essere intoccabile. E invece è diventato negoziabile, condizionato, subordinato all’ego.

Che esempio si dà ai giovani, ai tifosi, a chi guarda ancora alla maglia azzurra come un sogno? Che cultura del sacrificio, della dedizione, della responsabilità si trasmette se anche nella Nazionale si può dire “passo”? Non esiste diritto alla Nazionale, esiste solo il dovere di onorarla.

Acerbi poteva rimanere, chiarirsi, accettare, dimostrare che la squadra conta più del singolo. Ha preferito andarsene. Ha scelto l’offesa privata al di sopra dell’interesse collettivo. E in un Paese che troppo spesso scambia il capriccio per dignità, il suo gesto verrà anche applaudito da qualcuno.

Ma Buffon ha ragione: non si è rifiutato Spalletti. Si è rifiutata l’Italia. E questo resta un errore che non si può spiegare con nessun post.

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