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“Lui non è il vero Trump”. La teoria che sta spopolando sul presidete Usa: ecco perché

Pubblicato: 01/06/2025 13:32

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha suscitato nuove polemiche rilanciando sul suo profilo sulla piattaforma Truth Social un messaggio complottista e privo di fondamento, in cui si afferma che Joe Biden sarebbe morto nel 2020 e sostituito da un clone o da un’entità artificiale. Il post, condiviso senza alcun commento da parte di Trump, recita: “Joe Biden non esiste, ucciso nel 2020. Quello che vedete sono cloni, doppioni ed entità robotiche senz’anima. I democratici non conoscono la differenza”.

Il gesto ha immediatamente generato una bufera mediatica e politica, sollevando forti critiche anche da parte di esponenti del Partito Repubblicano. Molti osservatori sottolineano la gravità istituzionale del fatto che il presidente in carica rilanci teorie cospirazioniste che minano la credibilità delle istituzioni democratiche e contribuiscono alla disinformazione. Il post, originato da un account di chiara ispirazione complottista, è stato successivamente rimosso da alcune piattaforme, ma rimane visibile su Truth.

La Casa Bianca non ha rilasciato commenti ufficiali, ma fonti vicine al presidente Joe Biden hanno definito il gesto di Trump “irresponsabile” e “pericoloso”, soprattutto in un contesto di forte polarizzazione politica negli Stati Uniti, dove le fake news continuano ad avere un impatto rilevante sull’opinione pubblica. Non è la prima volta che Trump condivide contenuti controversi: già in passato aveva diffuso affermazioni non verificate su elezioni, vaccini e complotti globali.

Secondo gli analisti, il rilancio del post complottista potrebbe essere una mossa strategica in vista della campagna elettorale, volta a mobilitare l’ala più radicale della sua base elettorale. Tuttavia, potrebbe anche danneggiare l’immagine del presidente presso l’elettorato moderato e indeciso. Alcuni media statunitensi parlano di una “pericolosa deriva comunicativa” che rischia di allontanare ulteriormente il dibattito pubblico dalla realtà dei fatti.

Sui social, le reazioni sono state immediate e contrastanti: da un lato, sostenitori di Trump hanno condiviso e amplificato il post, attribuendo significati simbolici o “rivelatori” al gesto. Dall’altro, utenti, commentatori e fact-checker hanno bollato l’episodio come l’ennesima dimostrazione della diffusione incontrollata di teorie del complotto ai massimi livelli dell’amministrazione statunitense.

Nel frattempo, esperti di comunicazione politica e diritto costituzionale si interrogano sui limiti della libertà di espressione in relazione al ruolo pubblico ricoperto da un presidente. “Quando chi ha il potere di influenzare milioni di persone con un clic sceglie di rilanciare messaggi falsi e destabilizzanti, non è più solo questione di libertà d’opinione. È una questione di responsabilità democratica”, ha dichiarato un docente della Columbia University.

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