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Tragedia senza fine, morto anche il padre del piccolo Adam: “Italia, fate presto”

Pubblicato: 01/06/2025 00:10

Hamdi al-Najjar, il padre del piccolo Adam, è morto nella notte per le ferite riportate durante il bombardamento israeliano su Khan Younis, nella Striscia di Gaza. Aveva 40 anni, era un medico internista e fino all’ultimo ha lottato tra la vita e la morte nell’ospedale Nasser, dove era ricoverato con il figlio undicenne. I due stavano per essere evacuati in Italia per ricevere cure urgenti al Niguarda di Milano, ma il tempo si è esaurito.

La tragedia della famiglia al-Najjar si aggrava ulteriormente: su dieci figli, nove sono rimasti uccisi. Ora anche il padre è morto. La madre, Alaa al-Najjar, è ancora viva. Ma non ha più nulla. Da otto giorni vive accanto al marito in ospedale, nella terapia intensiva, senza lasciare mai la stanza. Dorme lì, accanto a quel corpo ferito e intubato, e al figlio Adam, che ha ancora una possibilità di salvezza.

“Abbiamo trovato un veicolo, ma servono i permessi”

A raccontare tutto è Nashwa al-Najjar, sorella di Hamdi. A 42 anni è lei a tenere in piedi quel che resta della famiglia. “Siamo pronti a partire subito”, aveva detto al nostro giornale ieri, prima che il fratello morisse. “Abbiamo già trovato il veicolo per raggiungere il valico. Ma non abbiamo ancora ricevuto l’autorizzazione dalle autorità israeliane”.

Quel permesso può arrivare solo dal Cogat, l’unità del ministero della Difesa israeliano che coordina le attività nei Territori occupati. I medici dell’ospedale hanno confermato la possibilità di trasportare sia Adam sia Hamdi. E proprio per Hamdi, ieri, Nashwa supplicava: “Non c’è tempo da perdere. Le sue condizioni peggiorano ogni giorno”.

“Dopo i missili, solo paracetamolo e silenzio”

Nashwa ha vissuto in Italia, sei anni a Napoli, dove fece curare suo figlio. È per questo che la famiglia ha deciso di accettare l’offerta del governo italiano, rifiutando le proposte di altri Paesi arabi. “Conosciamo la sanità italiana, ci fidiamo”, ha detto. Ma ha anche sottolineato l’urgenza: “Hamdi ha bisogno di una vera terapia intensiva. Qui gli stanno dando solo il paracetamolo. È stato operato al cervello ma non hanno macchine per la Tac né i medicinali necessari. Ha ferite alla testa, un polmone perforato, rischia di perdere il braccio sinistro. È attaccato al respiratore. Da giorni non apre gli occhi”.

Il ministro Antonio Tajani aveva annunciato il trasferimento di Adam, Nashwa e alcuni cugini, con interventi previsti per l’11 giugno. Ma la zia aveva ribattuto: “Non si può aspettare. Alaa non se ne andrà senza Hamdi. E Hamdi non può aspettare”.

“Chi abbraccerò stanotte?”

Alaa al-Najjar, 35 anni, pediatra, non parla più. Non risponde alle telefonate, non legge i messaggi. Ha già perso nove figli, ora anche il marito. Solo pochi mesi fa aveva affrontato un altro lutto, con la morte di una delle due gemelle per una malattia. Sua cognata Nashwa racconta che, quando riesce a parlarle, Alaa sussurra solo una frase: “Chi abbraccerò stanotte?”.

Prima della strage, dormiva ogni sera tra i suoi bambini. Adesso resta in ospedale, rifiuta ogni gesto di conforto, sorveglia il figlio e veglia il corpo del marito. La sua ultima speranza è il trasferimento in Italia. Ma per lei e Adam, il tempo sta finendo.

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