
Dopo giorni di apprensione e ricerche incessanti, si è conclusa tragicamente la vicenda di Stefano Pegoraro, il 33enne scomparso nei giorni scorsi. La notizia del ritrovamento del suo corpo senza vita ha posto fine alle speranze di familiari, amici e soccorritori, che avevano seguito con ansia le operazioni sul campo.
L’intera comunità si era mobilitata per cercare Stefano, con l’impegno congiunto di forze dell’ordine, volontari e specialisti delle ricerche in aree difficili. Le circostanze della scoperta e le indagini in corso restano al centro dell’attenzione, mentre si cerca di fare luce su quanto accaduto.

Effetti personali rinvenuti da passanti
Stefano Pegoraro, 33 anni, originario di Arzignano, è stato ritrovato senza vita nella mattinata odierna, ponendo fine a giorni di intense ricerche avviate dopo la sua scomparsa. Lunedì 26 maggio, la sua auto era stata trovata parcheggiata nei pressi del Rifugio Campogrosso, dando l’avvio alle operazioni di ricerca.
Questa mattina alcuni passanti hanno notato oggetti personali dell’uomo ai piedi della parete denominata Le due sorelle, nel versante vicentino del Sengio Alto. Immediatamente allertate, le squadre del Soccorso alpino di Recoaro-Valdagno, supportate dalla Delegazione Prealpi Venete, dai Vigili del fuoco e da droni, si sono recate sul luogo per avviare le perlustrazioni.
Durante le ricerche, ulteriori effetti personali sono stati individuati in un canale, conducendo infine alla tragica scoperta del corpo senza vita. Le operazioni di recupero della salma sono tuttora in corso.

Un impegno congiunto per le ricerche
L’imponente operazione di ricerca ha coinvolto circa 40 uomini appartenenti a diverse organizzazioni, tra cui Soccorso alpino, Guardia di Finanza, Carabinieri, Corpo Forestale e Protezione Civile. Fondamentale anche il contributo di unità cinofile e droni, insieme all’elicottero dei Vigili del fuoco.
Un identikit del giovane era stato diffuso nei giorni scorsi per facilitare le segnalazioni. La tragica fine di Stefano Pegoraro lascia sgomenta la comunità di Arzignano, che aveva seguito con speranza l’evolversi delle ricerche.