
Ci sono storie che sembrano uscite da un film noir, piene di zone d’ombra, contraddizioni e personaggi ambigui. Vicende che iniziano con una denuncia scioccante e si arricchiscono, col passare dei giorni, di dettagli che sembrano capovolgere ogni certezza. In casi simili, distinguere verità da invenzione diventa una sfida persino per chi indaga.
Nel cuore di una delle metropoli più osservate al mondo, un giovane europeo si è trovato al centro di un caso che coinvolge criptovalute, presunti sequestri e nuove rivelazioni che gettano dubbi su tutto ciò che si sapeva finora.
Il video del crack: la versione del sequestro vacilla
Un filmato di pochi secondi, girato con un cellulare, sta cambiando la percezione pubblica di quanto accaduto a Michael Valentino Teofrasto Carturan, 28 anni, originario del Piemonte. Nelle immagini – a bassa risoluzione e pubblicate da un sito americano – Carturan è ripreso mentre prepara cristalli di crack usando una friggitrice ad aria. Sorride, scherza con altre persone presenti e sembra tutt’altro che in stato di prigionia o di terrore.

«Sei su una sedia a rotelle mentre cucini crack», si sente dire da una voce maschile, seguita dal commento: «È così assurdo». Poi un’altra battuta: «Questo crack farà fottutamente schifo», che scatena risate generali. Uno dei presenti aggiunge: «Non riprendermi nel video del crack, amico».
Secondo i metadati associati al video, la clip è stata registrata all’1:45 dell’11 maggio, ossia cinque giorni dopo l’inizio del presunto sequestro denunciato dal torinese, che ha raccontato alle autorità di essere stato rapito e torturato in una casa di Manhattan.
Tra verità, bugie e bitcoin
Carturan sostiene di essere stato legato, picchiato e minacciato con una sega elettrica per oltre due settimane, al fine di rivelare l’accesso a un presunto portafoglio digitale contenente 30 milioni di dollari in criptovalute. Ma il video, girato nella stessa casa dove sarebbe stato detenuto, racconta un’atmosfera ben diversa.
Due uomini, tra cui l’affittuario della casa, John W., e un presunto complice, sono attualmente in custodia con l’accusa di sequestro. Una giovane connazionale, fermata inizialmente, è stata rilasciata poco dopo.
Intanto, emergono altri interrogativi: Carturan non ha mai contattato il consolato italiano né ha ricevuto assistenza diplomatica. E la sua famiglia, interrogata, avrebbe detto: «Non sappiamo nulla dei suoi affari con le criptovalute».