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Referendum, il prof Montanari attacca Giorgia Meloni: “Boicotta il quorum perché ha paura. Altro che leader o donna del popolo”

Pubblicato: 03/06/2025 14:17
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Dura critica da parte del rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Durante la trasmissione Otto e mezzo su La7, Montanari ha commentato la recente dichiarazione della premier, che ha annunciato l’intenzione di recarsi al seggio ma senza ritirare la scheda in occasione dei referendum dell’8 e 9 giugno. Per il docente universitario, si tratta di un atto di disprezzo verso milioni di cittadini.
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Un gesto che “boicotta il quorum”

Secondo Montanari, la scelta di non ritirare la scheda referendaria equivale a una strategia deliberata per impedire il raggiungimento del quorum, necessario affinché il risultato del referendum sia valido. “Giorgia Meloni si vergogna a non andare al seggio, ma non si vergogna a boicottare il quorum”, ha dichiarato.

L’atto, secondo il rettore, è una contraddizione profonda rispetto alla retorica populista spesso utilizzata da Meloni. “Si presenta come una donna del popolo – ha detto – ma poi si rifugia nei giochetti della politica di palazzo”. Per Montanari, il comportamento della premier rivela una paura politica, soprattutto del fatto che possa votare un numero di persone superiore ai 12 milioni che la elessero.

Meloni e il doppio volto del populismo

Montanari ha attaccato anche l’incoerenza tra la narrazione pubblica del governo e le sue azioni concrete. “Meloni dice che col premierato i cittadini conteranno di più. Ma se le stesse persone contano davvero, allora non si boicotta un referendum”, ha affermato.

Il professore ha inoltre chiesto che la presidente del Consiglio si esprima sul merito dei quesiti referendari. “Ha paura che la gente sia meno precaria? Che ci siano più diritti per i lavoratori? Più tutele contro i licenziamenti ingiusti? Che le ditte appaltatrici siano più responsabili?”, ha incalzato, definendo il comportamento del governo come quello di un esecutivo legato ai grandi interessi.

Un governo dei padroni, non del popolo

Il giudizio di Montanari si fa ancora più duro quando ricorre alle parole di Don Lorenzo Milani, parlando di un governo dei padroni. Una frase carica di significato, che richiama una visione politica distante da quella che la presidente del Consiglio tende a costruire attorno alla propria immagine pubblica.

Per il rettore, dietro la figura dell’“underdog” con cui Meloni si è spesso identificata, si nasconde una realtà ben diversa: quella di una politica che usa gli strumenti del potere per neutralizzare la partecipazione popolare. “Questa volta – ha detto – usa proprio un espediente di palazzo, e lo fa in un tornante storico importante”.

L’appello finale: “Dica cosa pensa dei diritti dei lavoratori”

Montanari ha concluso il suo intervento con un invito diretto alla premier: “Dica chiaramente cosa pensa. I lavoratori hanno troppi diritti o troppo pochi? Risponda su questo”. Un interrogativo che tocca uno dei punti centrali del referendum e che, secondo il rettore, Meloni ha scelto di evitare accuratamente, preferendo una strategia attendista e ambigua.

Il messaggio finale è chiaro: chi governa non può invocare il popolo solo quando fa comodo. “Tutta questa retorica per cui il popolo conta, e poi provare a boicottarlo quando si può esprimere, vuol dire che il popolo in realtà non le fa per nulla comodo”, ha sentenziato Montanari. Un attacco diretto a quella che definisce la finzione populista della politica contemporanea.

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Ultimo Aggiornamento: 03/06/2025 14:44

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