
“Viviamo nell’epoca delle grandi potenze, non delle grandi democrazie”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto a Milano, ha delineato un quadro inquieto del presente e del futuro: un’Europa impreparata a difendersi, un equilibrio che si regge su un filo, e la pace che ormai non è più garantita. Al centro, la minaccia russa, la lentezza delle democrazie e l’urgenza di rafforzare le strutture militari continentali.
Crosetto ha avvertito: “Basta un uomo per sconvolgere il mondo”, sottolineando che “se la guerra in Ucraina non è ancora finita è solo perché Putin ha scelto di non fermarsi”. “Le Nazioni Unite, l’Europa, gli alleati possono solo osservare, aiutare, ma alla fine chi ha il pallino in mano è uno solo”.
“La pace non è più un presupposto garantito”
Il ministro ha spiegato che “la guerra è tornata nel cuore dell’Europa” e che “non sono tempi buoni quelli che ci aspettano”. L’Italia, ha detto, deve “prepararsi a ogni evenienza”, anche quelle che sembrano impossibili. È proprio questa la funzione della Difesa: non prevedere, ma proteggere, anche da ciò che si spera non avvenga mai.

Secondo Crosetto, l’Europa ha vissuto decenni fortunati, convinta che la guerra fosse un residuo del passato, qualcosa che non potesse più appartenerle. “Eravamo convinti che gli orrori delle guerre mondiali avessero lasciato il segno. Ma l’umanità dimentica in fretta”. E oggi, dice, ci troviamo in un mondo in cui “la forza torna a prevalere”.
Putin aumenta le truppe: “Da 400 mila a 1,6 milioni di soldati”
Il punto più netto dell’intervento riguarda il rafforzamento militare russo. “Putin sta portando il suo esercito da 400.000 a 1.600.000 soldati, con 5 milioni di riserve. Questo non è solo un segnale: è una strategia”, ha detto il ministro, parlando di una minaccia crescente.
In questo contesto, “reagire” non è un’opzione ma un dovere: “Quando fai il ministro della Difesa devi prepararti a difendere il Paese da qualunque evenienza, anche quella che speri non accada mai. Ma oggi è più probabile rispetto a quattro anni fa”.
“La difesa europea non esiste, ma si costruisce nella cooperazione”
Crosetto ha spiegato che “non esiste una difesa europea”. La responsabilità militare resta “compito di ogni singola nazione”, e l’unica via è costruire una cooperazione operativa come già avviene nella NATO. “Un soldato italiano è nella stessa brigata con un tedesco o uno spagnolo, perché hanno imparato a lavorare insieme sotto un comando unico. La futura difesa europea si costruirà così”.
Una visione diversa da quella formalmente comunitaria. Per il ministro, la “difesa continentale” è il vero obiettivo: “Non penso alla difesa dei 27. Penso alla Gran Bretagna, alla Norvegia, all’Albania, ai Balcani, alla Turchia. Paesi che, pur non facendo parte dell’Unione, sono interessati a costruire una fascia di sicurezza comune”.
“Germania e Regno Unito non ci dividono, rafforzano anche l’Italia”
Rispondendo alle polemiche sulle scelte unilaterali tedesche e britanniche, Crosetto ha detto che “la Germania sta ricostruendo le sue forze armate, che erano ridotte a un servizio civile. E questo è importante anche per la difesa dell’Italia”.
Lo stesso vale per Londra: “Anche l’aumento delle spese britanniche va nella direzione giusta. Più siamo, più siamo forti. Più siamo forti, più siamo deterrenti. Più siamo deterrenti, più ci assicuriamo una pace duratura”.
“Siamo al 2% del PIL grazie a un nuovo metodo di calcolo”
Sul fronte della spesa militare, il ministro ha spiegato come il governo sia arrivato all’annunciato 2% del PIL. “A novembre 2024 eravamo all’1,57%. La differenza è stata colmata includendo voci già esistenti, prima escluse dal conteggio NATO”.

Nel dettaglio, Crosetto ha precisato che “una parte dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Guardia Costiera e investimenti nei satelliti a uso duale rientrano oggi nel calcolo. Non tutto, solo ciò che ha una funzione anche militare. È qualcosa che altri Paesi fanno già da tempo”.
“Gli Usa spingono per il 5%, ma dobbiamo proteggere anche la spesa sociale”
Il ministro ha poi messo in guardia sull’agenda americana. “Il 2% sarà presto messo in discussione, perché gli Stati Uniti chiedono di arrivare al 5%. Ma per l’Italia non è sostenibile in tempi brevi”. Il rischio, ha detto, è dover tagliare il welfare per finanziare la difesa.
Infine, sul tema della deroga europea per scorporare le spese militari dal deficit, Crosetto ha confermato: “Se costruita bene, è una misura utile. Ma serve tempo. Non possiamo spalmare queste spese su 4 anni, come ci chiede oggi Bruxelles. Serve una pianificazione su 20-30 anni, per non scaricare tutto sui prossimi governi”.