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Garlasco, il legale dei Poggi: “Sappiamo chi è il ‘piccione’, è tutto noto”

Pubblicato: 04/06/2025 19:34
Chiara Poggi Stefania Cappa

Diciotto anni dopo quel 13 agosto 2007, la madre di Chiara Poggi torna a parlare. E lo fa per difendere la memoria della figlia, dopo che una recente puntata de Le Iene ha rilanciato voci su presunti legami sentimentali della giovane con un uomo adulto del paese, alimentando nuovamente il dubbio attorno a un caso giudiziario chiuso da tempo. Rita Poggi, intervistata dal TgR Lombardia, definisce tutto questo “un accanimento ingiusto”, puntando il dito contro una narrazione che – a suo dire – “infanga una ragazza che non può più difendersi”.


Le nuove accuse e le querele annunciate dalla famiglia

A parlare in modo netto è anche Gian Luigi Tizzoni, storico avvocato della famiglia Poggi. Con un comunicato ufficiale, lancia l’allarme per una “campagna diffamatoria” in corso, annunciando una serie di querele già depositate contro chi, in tv e online, sta rilanciando tesi “vecchie, false e archiviate”. Al suo fianco, l’altro legale della famiglia, Francesco Compagna, che rappresenta Marco Poggi, il fratello di Chiara.

Secondo gli avvocati, l’origine del caso mediatico odierno è una testimonianza priva di fondamento, già ascoltata e accantonata durante le indagini iniziali. «Il cosiddetto ‘uomo adulto’ di cui si parla – precisa Tizzoni – era un suo collega con cui aveva una simpatia. Non aveva alcun rapporto con Chiara. Le indagini, nel 2007, lo esclusero con certezza: era in vacanza nel Sud Italia, con alibi confermato».


Le email, la frase fraintesa e il rischio delle speculazioni

Tornano intanto alla ribalta alcune email scritte da Chiara a un’amica pochi giorni prima di morire. In uno scambio confidenziale, la ragazza parlava di “intrallazzi” e citava vagamente due ragazzi. Parole che, oggi, vengono usate da alcuni per ipotizzare nuove relazioni segrete. Ma i legali chiariscono: “Si trattava di un tono scherzoso. Quei contenuti furono già analizzati e non emerse nulla di rilevante”. Uno dei due ragazzi, spiegano, era un collega con cui c’era simpatia e che risultò completamente estraneo ai fatti.


Ritorno al 2007: un clima da caccia alle streghe

Chi ha seguito il caso Poggi ricorda bene il clima sospettoso di quei mesi. Oltre 80 lettere anonime, accuse infondate, voci incontrollate. Oggi, racconta Tizzoni, “siamo tornati a quell’atmosfera velenosa”. Ma con una differenza: “Oggi, a distanza di anni e con una sentenza definitiva, continuare a insinuare significa solo alimentare dolore gratuito”.


Un appello alla memoria e al rispetto

«Chiara non può più parlare, ma merita rispetto», ripetono i familiari. E non vogliono altro che difendere ciò che i tribunali hanno già stabilito. Nessuna pista alternativa è mai emersa con elementi credibili. Per loro, ogni rilancio di versioni alternative è un attacco diretto alla verità processuale e alla dignità di una ragazza perbene, che il tempo dovrebbe proteggere, non risospingere nell’ombra dei sospetti.

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