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“Ho capito perché”. Garlasco, ecco le intercettazioni di Sempio mai ascoltate prima

Pubblicato: 04/06/2025 07:12

«Mi hanno fatto domande che io ho capito perché me le facevano. Comunque secondo me erano abbastanza dalla parte mia». Così parlava Andrea Sempio all’inizio del 2017, in un’intercettazione ambientale registrata subito dopo il suo interrogatorio per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Parole che, per anni, erano rimaste nell’ombra, trascritte in modo errato o mai inserite nei verbali ufficiali. È solo oggi, con la riapertura dell’inchiesta da parte della Procura di Pavia, che tornano alla luce.

Intercettazioni alterate
Tra le intercettazioni più rilevanti c’è la numero 84, registrata pochi minuti dopo l’unico interrogatorio subito da Sempio. Inizialmente trascritta come una frase confusa e quasi incomprensibile, in realtà conteneva dettagli significativi: «A parte che erano dalla nostra… io ho capito perché me le facevano». Una versione che ribalta completamente il senso delle sue dichiarazioni. Il tono di Sempio è più sereno, quasi certo di non essere visto come colpevole.

Nel frattempo, per ottenere un campione del suo Dna, i carabinieri avevano agito in silenzio, prelevandolo da alcune bottiglie gettate nella spazzatura. Il tutto è avvenuto in un luogo oggi tornato sotto i riflettori: il Santuario della Madonna della Bozzola, un nome che compare anche in nuove e inquietanti testimonianze legate a rituali e abusi. Lì, senza che fosse mai emerso ufficialmente, venne recuperato uno dei reperti chiave.

Il giorno dopo l’interrogatorio, Sempio confida a un amico: «Abbastanza dalla nostra parte, tra virgolette. Si vede che anche loro c’hanno voglia di finirla in fretta». Un clima che alimenta i dubbi sull’accuratezza dell’indagine iniziale. A sostegno di questa tesi, la nuova inchiesta evidenzia gravi mancanze: niente perquisizioni, nessuna comparazione genetica immediata, solo 15 giorni di intercettazioni. Un quadro che ora la procura, guidata da Fabio Napoleone, vuole correggere.

Nelle intercettazioni successive, emerge un lato più intimo. La sera del 21 febbraio 2017, Sempio parla con il padre, Giuseppe, commentando le voci di una possibile archiviazione. Ma c’è anche spazio per il dolore: nei giorni precedenti, Andrea ricorda Michele Bertani, amico d’infanzia morto suicida nel 2016. «Che cazz… ti impicchi a fare… porca tr…», si sfoga. Un dolore che si mescola alla tensione dell’indagine.

Collegamenti inquietanti
Nell’inchiesta sul Santuario della Bozzola emerge anche il nome di Michele Bertani, segnalato da Flavius Savu, un latitante romeno condannato per estorsione. A difendere Savu c’era lo stesso avvocato di Sempio, Massimo Lovati. In un memoriale, Cleo Koludra Stefanescu, nipote di Savu e detenuto per omicidio, parla di presunti giri di pedofilia e prostituzione minorile legati al Santuario, con riferimenti espliciti a una «ragazza di Garlasco».

Lo scenario si fa ancora più cupo con le accuse contenute nel memoriale: riti satanici, orge, minacce di morte. Intanto, Il Fatto Quotidiano ha pubblicato una nuova relazione sul Dna: il profilo Y maschile di Sempio è «pressoché sovrapponibile» a due dei tre campioni trovati sotto le unghie della vittima. Insieme a lui, sono stati rilevati altri profili genetici maschili ancora ignoti. La riapertura dell’indagine potrebbe rivelare connessioni finora mai esplorate.

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