Vai al contenuto

Biologa cinese arrestata negli Usa per aver introdotto “fungo patogeno”, le accuse dell’Fbi: “Prese soldi dalla Cina”

Pubblicato: 05/06/2025 09:18
biologa cinese arrestata Usa

Una vicenda che sembra uscita da un romanzo di spionaggio: la biologa cinese Yunqing Jian, 33 anni, e il suo compagno Zunyong Liu, 34 anni, entrambi ricercatori nel settore biotecnologico, sono al centro di una delicata inchiesta dell’FBI per presunta cospirazione ai danni degli Stati Uniti. La storia inizia all’aeroporto di Detroit, il 27 luglio 2024, quando Liu viene fermato con una valigia contenente colture di Fusarium graminearum, un fungo patogeno noto anche come “scabbia del grano”, capace di danneggiare in modo irreversibile le colture di frumento.
Leggi anche: Covid, nuova mutazione rilevata in Italia: l’allarme

La coppia, attiva da anni in ambito universitario tra Texas e Michigan, è ora sotto accusa per aver introdotto materiale biologico pericoloso negli Stati Uniti senza autorizzazione, con il sospetto di averlo fatto per fini diversi da quelli della semplice ricerca scientifica.

L’inchiesta parte dai telefoni sequestrati

L’indagine, portata avanti dall’Eastern District of Michigan, si fonda sui dati estratti dai telefoni cellulari dei due ricercatori. In particolare, dalle conversazioni su WeChat, il social cinese più diffuso, emergono dettagli che, secondo gli investigatori, proverebbero l’intento di trasportare e diffondere l’agente patogeno sul territorio statunitense.

Nei messaggi si parlerebbe esplicitamente di come “inoculare il Fusarium graminearum nel grano”. In parallelo, sui dispositivi di Liu e Jian sono stati rinvenuti numerosi documenti tecnici, tra cui una relazione di 70 pagine redatta da Jian sui risultati delle sue ricerche post-dottorato presso l’Università di Zhejiang. Le autorità segnalano che tra luglio 2022 e giugno 2024, la ricercatrice avrebbe ricevuto finanziamenti statali da parte della Repubblica Popolare Cinese, per un totale annuo di circa 25.000 dollari.

La rete accademica tra Texas e Michigan

Yunqing Jian, regolarmente impiegata dal 2023 presso il laboratorio di Molecular Plant-Microbe Interaction dell’Università del Michigan, avrebbe dunque continuato a lavorare sullo stesso fungo patogeno, ma secondo l’FBI senza le necessarie autorizzazioni da parte dell’ateneo.

Nel suo interrogatorio all’aeroporto, Liu ha dichiarato che anche lui avrebbe avuto accesso alle strutture e strumentazioni del laboratorio, in quanto conosceva i due responsabili dell’unità, con i quali aveva già collaborato all’Università del Texas dal 2022. Insieme, avevano pubblicato almeno nove articoli scientifici, quattro dei quali incentrati sul Fusarium graminearum. Su uno degli smartphone è stato anche trovato un file intitolato “2018 Plant-Pathogen Warfare under Changing Climate Conditions”, che cita esplicitamente il fungo come esempio di patogeno agricolo ad alto impatto.

Materiale ideologico e legami con il Partito comunista

Tra i file trovati sul cellulare di Jian, anche un documento in cinese contenente un’autovalutazione annuale rivolta all’Università di Zhejiang, nel quale la ricercatrice dichiara esplicitamente la sua adesione ideologica ai principi del Partito comunista cinese. Il testo, intitolato “2023 Jian Yunqing Personal Summary Form – Signature”, contiene frasi come: “Sostengo la leadership del Partito comunista, attuo risolutamente le sue politiche, amo la patria e mi preoccupo degli affari nazionali”.

Gli investigatori sottolineano che i “quattro principi fondamentali” richiamati dalla scienziata rappresentano le direttrici ideologiche ufficiali della Cina continentale: sostegno al percorso socialista, alla dittatura democratica del popolo, alla leadership del Partito e ai principi marxisti-leninisti.

La risposta dell’Università del Michigan

La vicenda ha sollevato immediate reazioni. In una nota, l’Università del Michigan ha dichiarato: “Condanniamo fermamente qualsiasi azione che miri a minacciare la sicurezza nazionale o la nostra missione scientifica. È importante sottolineare che l’università non ha ricevuto finanziamenti dal governo cinese per la ricerca in questione”.

Con i riflettori puntati sulla relazione tra scienza, sicurezza e geopolitica, il caso si inserisce in un contesto delicato, segnato dalle tensioni tra Washington e Pechino su dazi commerciali, spionaggio industriale e presenza di cittadini stranieri nelle università americane. Sullo sfondo, l’aggressiva linea politica dell’ex presidente Donald Trump, tornato in prima linea nel contrastare l’influenza cinese negli USA.

L’indagine prosegue, ma il caso Jian-Liu rappresenta già uno dei più eclatanti episodi in cui la ricerca scientifica internazionale viene messa sotto accusa per sospetti legami con dinamiche di interferenza estera e minaccia biologica.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure