
Riccardo Zappone, il giovane di 30 anni deceduto a Pescara martedì scorso, è morto a causa di una “sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso”. È questo l’esito emerso dall’autopsia eseguita nelle ultime ore su disposizione della Procura del capoluogo adriatico.
In una nota ufficiale, la Procura ha sottolineato che l’uso del taser da parte della Polizia non avrebbe avuto alcun impatto causale sulla morte dell’uomo. L’esame medico-legale esclude dunque che l’arma a impulsi elettrici abbia contribuito in modo diretto al decesso.

Le conclusioni sono state rese note dopo l’esame condotto dal professor Cristian D’Ovidio, medico legale dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, nominato come consulente tecnico dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta.
L’autopsia, eseguita nel rispetto dell’articolo 360 del codice di procedura penale, ha chiarito la causa precisa del decesso e ha ribadito che il trauma toracico subito dalla vittima ha comportato una massiccia emorragia interna che non ha lasciato scampo al trentenne.

La Procura ha comunicato inoltre che le indagini sono ancora in corso e saranno completate con ulteriori esami tossicologici e istologici. Questi accertamenti serviranno a verificare la presenza di eventuali sostanze nel corpo della vittima e a chiarire altri aspetti medico-legali rilevanti.
Riccardo Zappone, secondo quanto emerso finora, si trovava in una condizione di particolare vulnerabilità al momento dell’intervento delle forze dell’ordine. Un elemento che potrebbe avere un peso rilevante nel quadro investigativo.
Le autorità giudiziarie proseguono quindi nel lavoro per accertare in modo dettagliato le dinamiche, le responsabilità e ogni altra circostanza connessa alla morte violenta del giovane. Nessuna ipotesi viene esclusa al momento, in attesa di completare il quadro probatorio.