
Giovanni Brusca, ex boss mafioso noto per la sua brutale attività criminale, è tornato in libertà dopo aver scontato 25 anni di carcere. La sua scarcerazione ha suscitato forti reazioni, in particolare da parte di Luciano Traina, ex ispettore di polizia e fratello di Claudio Traina, agente della scorta di Paolo Borsellino ucciso nella strage di via D’Amelio.

Traina ricorda il momento dell’arresto
Luciano Traina ha ricordato il momento dell’arresto di Brusca nel maggio 1996, quando partecipò al blitz che portò alla cattura del boss mafioso in una villetta vicino ad Agrigento. Ha descritto Brusca come un uomo apparentemente insignificante, ma responsabile di crimini atroci, tra cui l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido. Nonostante la tentazione di vendetta, Traina ha affermato di non aver mai pensato di sparare a Brusca durante l’arresto, sottolineando l’importanza della legalità e della giustizia.

Le parole dell’ex poliziotto dopo la liberazione di Brusca
Luciano Traina ha espresso profonda amarezza, definendo la liberazione di Brusca una “pugnalata al cuore” e sottolineando che, mentre Brusca è libero, le famiglie delle vittime continuano a vivere una condanna perpetua al dolore.
La liberazione di Brusca ha riacceso il dibattito sulle leggi che regolano la collaborazione con la giustizia e la concessione di benefici ai pentiti. Traina ha espresso scetticismo riguardo al pentimento di Brusca, ritenendo che le sue confessioni siano state motivate da interesse personale piuttosto che da un reale senso di colpa. Ha inoltre criticato il sistema giudiziario per aver permesso la scarcerazione di un uomo responsabile di numerosi omicidi, sottolineando la necessità di riformare le leggi per garantire giustizia alle vittime e alle loro famiglie.