
Negli ultimi giorni, su Facebook sta circolando un nuovo messaggio che invita gli utenti a pubblicare un testo per impedire a Meta di utilizzare i propri dati personali, foto e post per addestrare l’intelligenza artificiale Meta AI. Questo tipo di messaggio, noto come “catena di Sant’Antonio”, è una bufala priva di fondamento legale e non ha alcun valore. È importante comprendere la natura di queste catene e come proteggere veramente la propria privacy online.
Cos’è una catena di Sant’Antonio?
Una “catena di Sant’Antonio” è un messaggio che circola su Internet, spesso tramite email o social media, che invita gli utenti a inoltrarlo ad altri per ottenere benefici o evitare conseguenze negative. Questi messaggi possono riguardare vari temi, come la protezione dei dati personali, la sicurezza online o la salute, ma quasi sempre si rivelano infondati e privi di valore legale. La loro diffusione si basa sulla paura, sull’urgenza o sulla promessa di vantaggi, spingendo gli utenti a condividerli senza verificarne la veridicità.

La bufala su Meta AI
Il messaggio che sta circolando attualmente su Facebook recita: “Non autorizzo Facebook, Meta AI o chiunque altro a usare i miei dati personali, informazioni del profilo, foto o qualsiasi cosa che riguardi me o la mia famiglia”. Questo testo suggerisce che pubblicando il messaggio si possa impedire a Meta di utilizzare i propri contenuti per addestrare l’intelligenza artificiale. Tuttavia, questa affermazione è falsa. Non esiste alcuna legge che consenta agli utenti di revocare unilateralmente i diritti concessi a Meta tramite l’accettazione dei termini di servizio. Inoltre, la pubblicazione di un messaggio su Facebook non ha alcun effetto legale vincolante.
Questa non è la prima volta che un messaggio simile circola su Facebook. Versioni precedenti di questa catena di Sant’Antonio risalgono al 2012 e sono state riproposte con diverse varianti nel corso degli anni. Ogni volta, il testo viene adattato per sembrare pertinente alle nuove funzionalità o politiche di Meta, ma la sostanza rimane invariata: si tratta di una bufala.
Le catene di Sant’Antonio prosperano grazie alla fiducia e alla paura degli utenti. Molti credono che condividere un messaggio possa proteggerli da potenziali abusi o violazioni della privacy, senza rendersi conto che stanno solo contribuendo alla diffusione di disinformazione. Inoltre, la ripetizione di questi messaggi da parte di amici e familiari può creare un senso di legittimità, spingendo ancora più persone a condividerli.

Come proteggere veramente la propria privacy su Facebook
Per tutelare i propri dati personali su Facebook, è necessario agire direttamente sulle impostazioni dell’account, non pubblicare messaggi sulla propria bacheca. Ecco alcuni passaggi fondamentali:
- Rivedere le impostazioni sulla privacy: Accedere al menu delle impostazioni e verificare chi può vedere i propri post, chi può inviarti richieste di amicizia e chi può cercarti utilizzando il tuo indirizzo email o numero di telefono.
- Gestire le autorizzazioni delle app: Controllare quali applicazioni hanno accesso al proprio account Facebook e revocare l’accesso a quelle non necessarie.
- Limitare la visibilità delle informazioni personali: Modificare le impostazioni per limitare la visibilità delle informazioni personali, come il numero di telefono, l’indirizzo email e la data di nascita.
- Utilizzare l’autenticazione a due fattori: Abilitare l’autenticazione a due fattori per aggiungere un ulteriore livello di sicurezza al proprio account.
- Essere cauti con le richieste di amicizia e i messaggi: Accettare solo richieste di amicizia da persone conosciute e fare attenzione ai messaggi sospetti che potrebbero contenere link a siti di phishing.