
Il Viminale ha deciso di assegnare una scorta alla deputata europea del Partito Democratico e vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, a seguito di una lunga serie di minacce e intimidazioni subite nelle ultime settimane. Il provvedimento arriva dopo un’escalation di attacchi via mail, lettere anonime e post sui social, culminati con episodi che hanno coinvolto anche la sua vita privata e familiare.
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A preoccupare in modo particolare i responsabili del ministero dell’Interno sono stati i messaggi provenienti da presunti gruppi filo-Putin, cui si sono aggiunti, nelle ultime settimane, anche attacchi provenienti da sedicenti ambienti pro-Palestina radicalizzati. La scorta, affidata alla polizia di Stato, è stata già comunicata alla diretta interessata, che da tempo è sotto osservazione da parte dei servizi di sicurezza.
Una posizione scomoda tra Russia e Medio Oriente
La figura di Pina Picierno è diventata oggetto di attenzione per la sua posizione netta su due dei temi geopolitici più caldi del momento: la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente. L’eurodeputata si è espressa più volte a favore del riarmo europeo in chiave anti-russa, posizione che ha generato frizioni anche all’interno del suo stesso partito, ponendola su una linea diversa rispetto a quella della segretaria Elly Schlein.
Sul fronte del conflitto israelo-palestinese, Picierno ha chiesto una condanna più decisa dell’antisemitismo, affiancandola a quella per i crimini del governo Netanyahu a Gaza. Una posizione di equilibrio, ma difficile da sostenere in un contesto politico sempre più polarizzato. In questa direzione si inseriscono le sue partecipazioni programmate alle manifestazioni di Pd, M5S e Avs a Roma, e a quelle promosse da Italia Viva e Azione a Milano.

Le minacce anche alla famiglia e l’intervento dell’intelligence
A innescare il provvedimento del Viminale è stato il clima di intimidazione crescente. Alcune lettere minatorie sono state recapitate presso l’abitazione romana della vicepresidente dell’Europarlamento, coinvolgendo anche il figlio minorenne della parlamentare. La shitstorm contro Picierno ha superato i confini italiani, investendo anche i canali ufficiali del Parlamento europeo. I servizi di sicurezza internazionale, attivati dopo i primi segnali, hanno informato l’intelligence italiana, che ha valutato il rischio come concreto e urgente.
Non si tratta solo di parole violente sui social. Le pressioni dirette, le minacce cartacee e i riferimenti familiari hanno elevato il livello d’allarme, configurando un pericolo per l’incolumità fisica della parlamentare. Un allarme che ha trovato conferma anche nei recenti casi di odio verbale rivolti ad altre figure politiche, come la premier Giorgia Meloni, oggetto anch’essa di gravi attacchi sul web.

Il caso Solovyev e le offese in diretta tv
Uno degli episodi più gravi risale a marzo scorso, quando Vladimir Solovyev, giornalista vicino al presidente Vladimir Putin e già sanzionato dall’Unione Europea, si scagliò pubblicamente contro Picierno. Il motivo: la sua denuncia contro la partecipazione di Solovyev a una trasmissione Rai, poi annullata su decisione dell’emittente pubblica.
Dagli studi dell’emittente Rossija 1, Solovyev pronunciò insulti in italiano e russo, definendo Picierno una “bestia pietosa”, una “vergogna della razza umana” e un’“idiota patentata”. Parole di un’aggressività inaudita, che hanno sollevato l’indignazione trasversale di tutto l’arco costituzionale italiano. In risposta, Picierno ha mantenuto un profilo fermo e sobrio, dichiarando: “Gli insulti dimostrano che le cose che facciamo qui in Europa hanno un impatto potentissimo”.
Solidarietà bipartisan e difesa del ruolo politico
Le parole di sostegno non sono mancate. Dal Parlamento europeo alla politica italiana, la solidarietà verso Pina Picierno è stata unanime. Tra le prime voci a esprimersi, quella del capodelegazione Pd a Strasburgo Nicola Zingaretti, che ha affermato con fermezza: “Nessuna idea deve essere messa sotto scorta”.
Il caso Picierno riaccende il dibattito sull’esposizione pubblica delle figure politiche, specialmente in tempi di polarizzazione crescente e strumentalizzazione internazionale. L’assegnazione della scorta, in questo contesto, non rappresenta solo una misura di sicurezza, ma anche un segnale politico: quello che la democrazia europea intende proteggere i suoi rappresentanti dagli attacchi di chi vorrebbe zittire il dissenso con la violenza.