
A quasi un anno dalla brutale rapina subita nella sua villa di Altavilla Vicentina, Roberto Baggio rompe il silenzio. Lo fa con parole pesanti, dolorose, che mostrano una ferita mai cicatrizzata: “Capisco chi decide di farsi giustizia da solo“. Non è una frase buttata lì. È lo sfogo amaro di chi ha vissuto un incubo dentro casa, con la famiglia sotto sequestro e momenti di violenza ingiustificabile.
Era il 20 giugno 2024. Baggio e i suoi cari stavano guardando Italia-Spagna agli Europei, quando sei uomini entrarono nel casale isolato: cinque all’interno, uno a fare da palo. L’assalto fu feroce, rapido e devastante. “Ti entrano in casa, ti buttano a terra, ti sequestrano per tre quarti d’ora e distruggono tutto”, racconta oggi l’ex Pallone d’Oro nel podcast ‘BMST’ di Gianluca Gazzoli.
“La pistola in bocca a mio figlio”
È il passaggio che toglie il fiato: “Hanno messo la pistola in bocca a mio figlio per farsi dire dov’è la cassaforte. Che neanche abbiamo. E ti minacciano: ‘Se la trovo, ti ammazzo’”. Baggio non usa giri di parole, non cerca compassione, ma testimonia l’umiliazione subita, l’impotenza, il trauma. “Non ho avuto paura, non per fare il fenomeno, ma perché me li son trovati davanti all’improvviso. Ho avuto l’istinto di reagire. Ho tirato un calcio. Ma erano in sei, ti lascio immaginare”.
L’aggressione gli lasciò ferite fisiche e morali: colpito alla testa con il calcio di una pistola, fu portato in ospedale per suturare le ferite. Ma i colpi più duri sono quelli all’anima. “Il problema è il dopo, è la rabbia che ti rimane dentro”.

Indagini in corso, ma pochi spiragli
Sul piano investigativo, la Procura continua a lavorare in silenzio. Non ci sono arresti, e come dice lo stesso Baggio “non ci raccontano niente”. L’unica certezza è che gli inquirenti ritengono la banda di origine straniera, forse dell’Est Europa. La polizia italiana ha chiesto collaborazione a Germania, Moldavia e Romania, anche per via della presenza di due auto con targa straniera avvistate nei dintorni.
Il bottino è stato tutto sommato modesto: gioielli, contanti, alcuni orologi. Non sono stati rubati cimeli sportivi, né il Pallone d’Oro, custodito altrove. Ma per la famiglia Baggio non è mai stata una questione di soldi. La vera perdita è la serenità, è quella casa amata ora carica di ricordi dolorosi.
Un uomo di pace segnato dalla rabbia
La frase che colpisce di più è proprio quella sull’istinto di giustizia privata. Fa rumore, perché detta da un uomo profondamente buddista, che da anni professa la non violenza e la ricerca dell’equilibrio. Eppure, anche il Divin Codino, il più spirituale dei fuoriclasse, oggi ammette: “Capisco chi decide di farsi giustizia da solo”. È il segno che qualcosa si è spezzato. Perché subire una violenza vigliacca e ingiustificata segnerebbe chiunque.