
Il quadro clinico del bimbo di nove mesi ricoverato al Santobono-Pausilipon di Napoli resta gravissimo. A fare chiarezza sulle sue condizioni è stato il dottor Giuseppe Cinalli, primario di Neurochirurgia dell’ospedale pediatrico, che ha coordinato due delicati interventi effettuati a poche ore di distanza l’uno dall’altro. L’ultimo è avvenuto questa mattina, dopo un peggioramento improvviso.
“Durante la notte si è instaurato un edema cerebrale progressivo che ha provocato un pericoloso innalzamento della pressione endocranica – ha spiegato Cinalli –. Per questo siamo intervenuti d’urgenza con una derivazione ventricolare esterna, che ha consentito di stabilizzare il bambino. Tuttavia, le condizioni restano estremamente critiche”. Il piccolo è ora tenuto sotto stretta osservazione nel reparto di terapia intensiva.

Il medico ha fornito dettagli anche sulle diverse lesioni riscontrate, mettendo in evidenza la possibile natura non accidentale. “Le lesioni cerebrali sembrano essere state provocate nel pomeriggio di ieri, mentre la frattura del femore risale con certezza a un periodo più lontano. Le fratture costali appaiono ancora più datate”, ha detto. Questo quadro fa pensare a episodi traumatici avvenuti in tempi differenti, un elemento che alimenta i sospetti degli inquirenti.
Quanto al cranio, Cinalli ha precisato: “Non ci sono segni evidenti di un trauma diretto. Le fratture ossee sono compatibili con impatti esterni, ma per la testa è possibile un danno indiretto o legato a un meccanismo diverso. Serve tempo per ricostruire con precisione la dinamica”. Una delle ipotesi è che possa trattarsi di uno shaken baby syndrome, ma al momento non ci sono certezze.

Un dato emerso nelle ultime ore riguarda un precedente accesso in ospedale: “Il 28 maggio il bambino era già stato portato per un gonfiore a una gamba, in corrispondenza del femore. Tuttavia, non ho ancora accesso al referto dettagliato di quel giorno”, ha aggiunto il primario. Quel controllo potrebbe essere decisivo per stabilire da quanto tempo erano in corso i maltrattamenti.
Sotto la lente degli investigatori ci sono ora i genitori del bambino, che finora non hanno fornito una ricostruzione convincente dell’accaduto. “Non c’è alcuna storia di trauma raccontata – ha affermato Cinalli –. Non è stato spiegato in che modo il bimbo possa essersi procurato queste lesioni. Le versioni sono ancora confuse e prive di coerenza”.
Le indagini in corso, coordinate dalla Procura, si muovono in parallelo tra l’ambito medico e quello giudiziario. I prossimi giorni saranno decisivi per chiarire le responsabilità e capire se si tratti di una situazione di violenza domestica reiterata. Intanto, il piccolo lotta tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione.
Il personale sanitario che ha preso in carico il bambino ha parlato di un quadro clinico compatibile con maltrattamenti gravi e continuativi. “È ancora presto per trarre conclusioni definitive – ha concluso Cinalli –, ma l’insieme delle lesioni e l’assenza di spiegazioni attendibili rendono la situazione estremamente preoccupante”.