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Garlasco, condanna per diffamazione ai danni di Stefania Cappa

Pubblicato: 06/06/2025 19:10

Un servizio televisivo giudicato “diffamatorio” dal Tribunale di Milano ha portato alla condanna di Riccardo Festinese e Alessandro De Giuseppe, rispettivamente autore e conduttore di un’inchiesta andata in onda nel maggio 2022 durante uno “Speciale Le Iene” sul delitto di Garlasco. Al centro del procedimento, le frasi e i contenuti che avrebbero insinuato un coinvolgimento di Stefania Cappa, cugina della vittima Chiara Poggi, nell’omicidio avvenuto nel 2007.

La terza sezione penale ha stabilito una multa di 500 euro per ciascun imputato e una provvisionale di 10.000 euro a titolo di risarcimento per Stefania Cappa, assistita dagli avvocati Gabriele Casartelli e Matteo Bandello. La sentenza è stata emessa lo scorso 29 aprile, ma ne è stata data notizia solo ora.

L’accusa: “Insinuazioni gravi e infondate”

Secondo quanto ricostruito in aula, nel servizio del 24 maggio 2022 i due giornalisti avrebbero rilanciato le dichiarazioni di Marco Muschitta, tecnico del gas che all’epoca dei fatti disse di aver visto “una ragazza bionda” simile a Cappa allontanarsi in bicicletta dalla villa di via Pascoli, con un attrezzo da camino in mano. Versione poi ritrattata dallo stesso Muschitta, che l’aveva definita una “invenzione”.

La Procura ha sottolineato che il servizio televisivo non aveva chiarito come quelle stesse dichiarazioni fossero state escluse dagli atti utilizzabili e che il pm avesse chiesto il rinvio a giudizio per calunnia nei confronti di Muschitta. Nel programma, si faceva invece intendere che le sue affermazioni “sarebbero state confermate” da altre fonti, omettendo di citare le sentenze del Gup di Pavia e del Tribunale di Vigevano che avevano definito tali accuse prive di attendibilità e serietà.

Le scuse di Muschitta e la difesa della famiglia Poggi

Nella denuncia sporta da Stefania Cappa, si è fatto anche riferimento a una lettera scritta da Muschitta nel 2011, in cui chiedeva scusa alla ragazza e alla sua famiglia per il “profondo disagio” causato dalle sue affermazioni. Una testimonianza ritenuta priva di fondamento già all’epoca, e che ora, rilanciata a distanza di anni, ha spinto il tribunale a riconoscere la diffamazione aggravata.

La famiglia Poggi, già in passato oggetto di illazioni e ipotesi mai dimostrate, aveva più volte difeso la riservatezza e l’estraneità delle cugine di Chiara dal delitto. Una posizione che ora trova riscontro anche in una sentenza penale.

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Ultimo Aggiornamento: 06/06/2025 20:57

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