
Lo scontro tra Elon Musk e Donald Trump ha preso una piega definitiva e per molti irreversibile, esplodendo in una guerra aperta sui social che ha subito acceso ipotesi e teorie cospirazioniste. A far deflagrare il rapporto tra l’imprenditore e il presidente degli Stati Uniti è stato un post rilanciato da Musk su X, in cui si chiedeva l’impeachment di Trump e la sua sostituzione con l’attuale vice, JD Vance. Un gesto interpretato da alcuni osservatori come un attacco diretto al cuore della leadership repubblicana e che ha innescato una valanga di speculazioni: c’è chi parla di un piano orchestrato per far fuori Trump e portare Vance alla Casa Bianca.
Musk ha inizialmente ironizzato sulle ultime decisioni di Trump, in particolare sul disegno di legge “Big Beautiful Bill”, che prevede tagli fiscali e nuove spese pubbliche ma rischia di far aumentare il debito. Dopo una serie di attacchi incrociati, l’imprenditore ha però alzato ulteriormente il livello dello scontro, arrivando ad accusare Trump di essere coinvolto nei cosiddetti “Epstein files”, e rilanciando un sondaggio in cui si chiedeva se fosse il momento di fondare un nuovo partito. Per molti utenti e opinionisti online, il tutto sarebbe parte di un disegno per isolare Trump e spianare la strada al suo vicepresidente.

Il nome di JD Vance, in effetti, circola sempre più insistentemente tra i repubblicani come possibile “piano B” della destra americana. Sebbene finora il senatore dell’Ohio abbia difeso pubblicamente Trump, sostenendo la sua visione economica e accompagnandolo in diverse uscite pubbliche, gli ambienti vicini alla Casa Bianca non escludono che Vance possa diventare il vero candidato di sintesi in caso di un crollo definitivo del rapporto tra il presidente e i vertici del partito, o di problemi legali più gravi per Trump.
A rafforzare queste speculazioni è il fatto che l’influenza politica di Musk — sebbene ora in crisi — è stata determinante per la corsa di Trump. “Senza di me avrebbe perso le elezioni”, ha dichiarato Musk, aggiungendo che la sua influenza ha garantito la maggioranza al Senato e la tenuta alla Camera. Tuttavia, con la crisi in atto e il rischio che il provvedimento di bilancio venga affossato proprio per l’opposizione di Musk, i repubblicani temono una disfatta nelle prossime elezioni di midterm.

Dietro lo scontro ci sono anche interessi economici diretti. Musk ha espresso rabbia per l’ipotesi che il disegno di legge possa cancellare gli incentivi ai veicoli elettrici, un colpo durissimo per Tesla. Trump ha replicato su Truth, sostenendo che le agevolazioni erano inutili e già destinate a sparire, accusando Musk di essere “impazzito”. Ha poi minacciato di annullare i contratti governativi con le aziende del magnate, scatenando la reazione furiosa dell’imprenditore.
Nelle stanze del partito, lo scontro ha creato un clima di tensione e confusione strategica. Gli strateghi repubblicani raccontano che molti candidati, pur avendo beneficiato dei fondi di Musk, ora sono consigliati di prendere le distanze da lui per non alienarsi l’elettorato trumpiano. “Elon è diventato una figura tossica”, dice uno di loro. “Trump ha ancora un peso elettorale enorme, e chi si schiera con lui ha molte più probabilità di vincere”.
Nonostante il caos, per ora Vance mantiene la linea di lealtà a Trump, ma le pressioni su di lui aumentano. Gli analisti più cinici dicono che basterebbe un piccolo passo falso da parte del presidente per innescare un rapido cambio di leadership all’interno del ticket repubblicano. Un cambiamento che, se davvero orchestrato da Musk e altri pezzi della “tecnodestra”, potrebbe riscrivere gli equilibri del potere a Washington.