
“Era un tipo chiuso, evitava lo sguardo. Qui lo consideravano strano, ma nessuno poteva immaginare ciò che nascondeva”. Così lo descrivono alcuni colleghi di Vasile Frumuzache, la guardia giurata trentaduenne arrestata con l’accusa di aver ucciso due sex worker romene, Denisa Paun e Ana Maria Andrei. Un uomo apparentemente normale, una vita fatta di routine, lavoro e famiglia, che invece celava un lato oscuro, terribilmente violento. “Sembrava meticoloso, ma era difficile capire chi fosse davvero”, racconta un dipendente del centro commerciale Globo di Valdinievole, dove Frumuzache prestava servizio. Ora, anche chi lo conosceva evita di esporsi. La paura, dopo ciò che è emerso, è palpabile.
Riservato in pubblico, spietato nei delitti. Due facce della stessa persona, emerse con brutale evidenza nel corso delle indagini. Frumuzache viveva a Monsummano Terme, ma era arrivato in Italia da adolescente con la famiglia, originaria del villaggio di Nehoiu, nella contea di Buzau, in Romania. I genitori si sono stabiliti in Sicilia, a Trapani, mentre lui ha messo radici in Toscana insieme alla moglie Luizsa, anch’essa romena. La coppia ha due figli piccoli. Da tempo, Vasile lavorava come guardia giurata, un mestiere che, secondo gli inquirenti, aveva affinato anche dal punto di vista tecnico e balistico: sapeva sparare con estrema precisione.

I rari segnali della sua vita sociale erano visibili quasi esclusivamente attraverso la relazione con Luizsa. Una famiglia apparentemente unita, sempre insieme nelle attività quotidiane: la scuola dei bambini, la spesa, la cena. Insieme avevano anche un profilo Facebook condiviso, con foto che ritraevano momenti di serenità: Natale, l’estate, compleanni. Ma sotto quella superficie rassicurante, qualcosa si muoveva nell’ombra.
In particolare, Vasile colpiva quando la moglie era lontana: come nel femminicidio dell’estate scorsa, consumato durante un’assenza della donna a Trapani, o la notte in cui ha ucciso Denisa, mentre Luizsa era a Salerno per un corso professionale. Una coincidenza che oggi sembra troppo precisa per essere casuale.

L’ultimo post sul loro profilo social risale al 2 marzo, ma nessuno, nel paese, aveva colto segnali di allarme. I vicini, i negozianti, perfino le insegnanti dei figli lo descrivono come un uomo tranquillo, parte di una famiglia che non aveva mai dato problemi. Una normalità che oggi si scopre illusoria. Anche il suo passato giudiziario era pulito: nessuna denuncia, nessuna infrazione. Per questo motivo, al momento, ha scelto di affidarsi all’avvocato d’ufficio, Digo Capano, che sta cercando di entrare in contatto con la famiglia rimasta in Sicilia.
Quello che sta emergendo, però, è un quadro inquietante. Frumuzache ha confessato due omicidi, ma le modalità con cui ha agito ricordano da vicino i pattern tipici dei serial killer: la scelta delle vittime tra le sex worker, il furto dei loro effetti personali – come l’automobile di una delle donne – e, soprattutto, l’estrema violenza degli atti. Nel caso di Denisa, la vittima è stata addirittura decapitata. Dettagli che parlano di una mente disturbata e di un’escalation criminale studiata nei minimi particolari.
Gli investigatori, consapevoli della pericolosità dell’uomo, hanno disposto l’intervento del Gis, il gruppo speciale dei carabinieri, per bloccarlo. La cattura, avvenuta senza incidenti, conferma però quanto le forze dell’ordine temano che Frumuzache possa aver ucciso ancora. La caccia a eventuali altre vittime è appena iniziata.
Resta da capire cosa abbia spinto un uomo apparentemente devoto alla famiglia e irreprensibile nel lavoro a trasformarsi in un assassino metodico. Ma una cosa, ora, è certa: la sua doppia vita è finita. E con essa, anche l’inganno che ha nascosto per anni dietro le mura di una casa che sembrava come tutte le altre.