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Decreto sicurezza, il lapsus di Francesco Cancellato: “Vogliono criminalizzare chi delinque”. Gogna social

Pubblicato: 07/06/2025 11:16
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È bastata una frase, forse un lapsus, per innescare una bufera social contro Francesco Cancellato, direttore del quotidiano online Fanpage. L’episodio si è verificato durante la trasmissione Otto e mezzo, condotta da Lilli Gruber, in cui si discuteva il nuovo decreto sicurezza varato dal governo guidato da Giorgia Meloni. Una frase sfuggita in diretta ha acceso un’ondata di critiche, spingendo il giornalista a una precipitosa precisazione pubblica.
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Le parole finite sotto accusa sono state: “Il governo criminalizza chi delinque”. Un’affermazione che, presa letteralmente, suona come un’ovvietà, ma che nel contesto politico e comunicativo del momento è sembrata un’involontaria autogol retorico, specialmente per chi, come Cancellato, aveva l’intenzione opposta: denunciare un presunto accanimento del governo contro il dissenso politico.

Le reazioni politiche e la replica della premier

A cavalcare la frase è stata Giorgia Meloni, che non ha perso l’occasione per ironizzare sull’accaduto. Attraverso il suo profilo X (ex Twitter), la presidente del Consiglio ha rilanciato con sarcasmo: “L’accusa di alcuni giornalisti di sinistra contro il decreto sicurezza: ‘Questo governo vuole criminalizzare chi delinque’. Confermo.”

Un commento che ha fatto da cassa di risonanza alla gaffe, amplificandola e rendendola oggetto di discussione tra commentatori, politici e utenti social. In poche ore, la vicenda si è trasformata in un caso mediatico, con Francesco Cancellato finito al centro di accuse di incompetenza, di superficialità e persino di scarsa credibilità giornalistica da parte di alcuni esponenti della destra e dei sostenitori del governo.

La spiegazione del giornalista e il contrattacco

Cancellato, messo alle strette dall’esposizione mediatica, ha scelto di chiarire il senso delle sue parole attraverso un post affidato ai social. Nel messaggio, ha condiviso il video integrale del suo intervento a Otto e mezzo per contestualizzare la frase e smentire quella che definisce una “gogna”.

“Il governo criminalizza chi dissente. Questo in sintesi è quel che ho detto a Otto e mezzo, sul decreto sicurezza, se avete la pazienza di ascoltarlo. E la gogna che ho subito per un lapsus, orchestrata da media e troll di regime, lo dimostra. Ci avete provato, fascistelli”, ha scritto il giornalista.

Il tono del messaggio è stato duro e diretto, rivolgendosi apertamente a chi, a suo dire, avrebbe manipolato le sue parole per strumentalizzare il dibattito politico. L’espressione “fascistelli”, usata come chiusura del post, ha a sua volta suscitato nuove reazioni e ulteriori polemiche, confermando la forte polarizzazione che caratterizza oggi il confronto pubblico italiano.

Un lapsus tra comunicazione e interpretazione

L’intera vicenda mette in evidenza quanto sia sottile il confine tra errore linguistico e strumentalizzazione politica nel dibattito contemporaneo. Un lapsus, anche se immediatamente corretto o chiarito, può diventare oggetto di attacco, soprattutto in una fase storica in cui la comunicazione pubblica avviene in tempo reale, ed è costantemente monitorata dai social e dai media.

Cancellato, da sempre figura associata a una linea editoriale progressista e critica verso il governo Meloni, si è trovato nella scomoda posizione di dover difendere la propria professionalità da un’ondata di derisione partita proprio da chi lo accusa di faziosità. Un’esperienza che rivela quanto, oggi, anche un semplice scivolone verbale possa trasformarsi in arma politica.

La posta in gioco tra stampa, politica e opinione pubblica

Il caso Cancellato non è solo un incidente comunicativo, ma anche un esempio del clima che si respira nel rapporto tra stampa e potere politico. Da un lato, i giornalisti sono sempre più esposti al giudizio immediato del pubblico, spesso sospettoso o ostile verso i media tradizionali; dall’altro, le forze politiche, anche ai vertici istituzionali, sfruttano ogni occasione per delegittimare le voci critiche, cercando consenso attraverso la ridicolizzazione degli avversari.

In questo contesto, anche il linguaggio dell’informazione viene sottoposto a uno scrutinio serrato, dove ogni parola può essere usata come prova di appartenenza ideologica o di inadeguatezza professionale. Il caso di Francesco Cancellato ne è un esempio lampante: un lapsus uscito in diretta, in un contesto televisivo di analisi politica, si è trasformato in una miccia accesa dentro uno scontro culturale e politico più ampio.

Il giornalista ha scelto la via del chiarimento ma anche della sfida, difendendo la propria interpretazione dei fatti e denunciando una reazione sproporzionata. Ora resta da capire se la polemica si esaurirà in poche ore o se continuerà ad alimentare il confronto sul ruolo dell’informazione in un’Italia sempre più polarizzata.

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