
Il tonfo clamoroso contro la Norvegia nella gara d’esordio delle qualificazioni ai Mondiali del 2026 ha scatenato una bufera mediatica. L’Italia è uscita dal campo con le ossa rotte, travolta da un 3-0 che brucia, allarma e risveglia i fantasmi delle esclusioni passate. Eppure, nel cuore della tempesta, Luciano Spalletti ha scelto la via della fermezza e. dal suo punto di vista, della coerenza.
“Si va avanti con questo progetto, è il migliore che abbiamo valutato” ha dichiarato il commissario tecnico ai microfoni della Rai. Nessun passo indietro, nessuna autocritica sul piano delle scelte: il tecnico toscano ha difeso con vigore il gruppo su cui ha deciso di puntare.
Le parole del ct: “Nessun errore di impostazione”
La sconfitta, secondo Spalletti, non è il frutto di un progetto sbagliato, ma il risultato di episodi e carenze individuali. “Il primo gol era evitabile”, ha spiegato, evidenziando le difficoltà difensive e la mancanza di reazione dopo il doppio svantaggio. “Dopo il 2-0 loro si sono chiusi e non abbiamo trovato spazi”, ha ammesso.
Un’analisi lucida ma anche scomoda, soprattutto quando il ct ha messo sotto la lente d’ingrandimento l’assenza di giocatori capaci di fare la differenza nell’uno contro uno: “La mancanza di chi salta l’uomo in certe situazioni fa la differenza”, ha sottolineato, spostando il discorso su una dimensione tecnica più che tattica.

Il web non perdona: #SpallettiOut è virale
Se in campo l’Italia ha deluso, fuori dal campo l’atmosfera è ancora più infuocata. Sui social è esplosa la rabbia dei tifosi, tra ironia, insulti e inviti al passo indietro. Su X (ex Twitter), l’hashtag #SpallettiOut è schizzato in tendenza, accompagnato da commenti al vetriolo: “Mister cambia mestiere”, “Cambiare idea è sinonimo di intelligenza”, “E pensa se fosse stato il peggiore”.
Anche su Facebook e Instagram la linea è chiara: la fiducia nei confronti del tecnico è al minimo storico.
La Figc per ora lo sostiene, ma il margine è sottile
Per ora, la Federazione Italiana Giuoco Calcio conferma la fiducia a Spalletti, ma la tensione è palpabile. Il girone è appena iniziato, ma l’impressione è che per il ct azzurro ogni partita sarà un esame. Le aspettative sono altissime, e il tempo per trovare alibi è già finito.
A Spalletti resta la panchina, ma anche una montagna da scalare. E una sola certezza: al prossimo passo falso, il progetto potrebbe non bastare più. Anche se sarebbe ingiusto attribuire a Luciano tutte le colpe: è il calcio italiano a versare in una crisi che sembra non avere fine.