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Caso Garlasco, i reperti chiave sono spariti: la nuova inchiesta rischia di fermarsi sul nascere

Pubblicato: 07/06/2025 09:14
Garlasco reperti chiave spariti

La nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi rischia di arenarsi prima ancora di iniziare. A rivelarlo è un’inchiesta del quotidiano Il Messaggero, che documenta la scomparsa di reperti fondamentali per ogni ulteriore accertamento: tra questi, frammenti di intonaco con impronte digitali, il pigiama della vittima con tracce rilevanti e, soprattutto, il materiale genetico rinvenuto sotto le unghie di Chiara. Proprio quel Dna, secondo i periti incaricati dalla Procura di Pavia, sarebbe fino a 2.153 volte più compatibile con il profilo genetico di Andrea Sempio rispetto a un individuo ignoto.
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Ma oggi quel reperto non è più disponibile. Sarebbe stato distrutto dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, giudicato colpevole dell’omicidio nel 2015. Senza quella che viene considerata una “prova regina”, l’inchiesta che punta a riaprire il caso parte in forte salita.

I reperti mancanti e la prova regina

Secondo quanto riportato dal quotidiano, mancano alcuni elementi decisivi. Il frammento d’intonaco con l’impronta numero 33, attribuita all’allora amico di Marco Poggi, non è più in archivio. Lo stesso vale per il pigiama indossato da Chiara, su cui era presente un’impronta documentata solo fotograficamente.

Ma il vuoto più rilevante riguarda il residuo biologico trovato sotto le unghie della giovane. Il campione è scomparso dai laboratori forensi, rendendo impossibile ogni nuova comparazione diretta. Tutto lascia pensare che i materiali siano stati eliminati dopo la sentenza definitiva, quando nessuno ipotizzava più una riapertura del caso.

Il nuovo calcolo statistico sul Dna

Nonostante l’assenza fisica del campione, la Procura ha chiesto una nuova perizia sui dati raccolti negli anni precedenti. Gli esperti incaricati – tra cui i genetisti Carlo Previderé e Pierangela Grignani, già noti per il caso Yara Gambirasio – hanno utilizzato strumenti statistici aggiornati, come il software Y-Str Mixture Calculation.

L’esito è significativo: la compatibilità del Dna con Andrea Sempio è da 476 a 2.153 volte più alta rispetto a quella con un soggetto ignoto. Tuttavia, gli stessi periti hanno precisato che, in assenza del materiale originale, non si può escludere la possibilità di una contaminazione. L’accertamento, che dovrebbe cominciare il 17 giugno, si baserà esclusivamente su dati preesistenti.

Un terzo profilo genetico ignoto

Un ulteriore elemento emerge dalla nuova consulenza tecnica: sull’anulare sinistro di Chiara era presente un secondo profilo genetico maschile, che non appartiene né ad Andrea Sempio né ad Alberto Stasi. Si apre così la possibilità che Chiara, poco prima di essere uccisa, sia entrata in contatto con una terza persona.

Per verificare eventuali contaminazioni avvenute durante i rilievi, è previsto anche un prelievo genetico sui carabinieri intervenuti sulla scena del crimine, nella villetta di via Pascoli a Garlasco, il 13 agosto 2007.

I dubbi della famiglia Poggi

Sul piano processuale, la famiglia Poggi esprime grande cautela. Gian Luigi Tizzoni, storico legale della famiglia, ha dichiarato in aula che la riapertura del caso si basa su basi fragili. “Esiste già una sentenza definitiva”, ha ricordato l’avvocato, spiegando che la famiglia, pur aperta a ogni verifica, teme un nuovo processo costruito su elementi evanescenti.

Tizzoni ha inoltre chiesto alla Procura di ampliare il numero dei soggetti da sottoporre al test del Dna, per evitare “di inseguire l’Ignoto 7, 8 o 9”, come ha affermato in udienza. Il timore è che, senza prove solide e accessibili, il caso Poggi resti imprigionato in una spirale senza fine, fatta di sospetti, indizi parziali e ricostruzioni sempre più difficili da sostenere, a quasi vent’anni dal delitto.

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Ultimo Aggiornamento: 07/06/2025 17:21

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