
Kharkiv brucia. Le luci dell’alba non bastano a disperdere il fumo che avvolge la città dopo l’ennesima notte di bombardamenti russi. Le esplosioni si sono susseguite a decine, a intervalli sempre più ravvicinati, mentre i residenti correvano verso i rifugi o rimanevano intrappolati sotto le macerie. La conta delle vittime si aggrava di ora in ora: almeno cinque i morti, tra cui un bambino di appena 18 mesi, mentre i soccorritori scavano tra i resti di un condominio divorato dal fuoco.
Il sindaco Igor Terekhov, visibilmente scosso, ha parlato di “attacco più potente dall’inizio della guerra”. Una frase che pesa, se si considera che da oltre due anni Kharkiv vive sotto la minaccia costante di missili, droni e bombe plananti. Questa volta, però, è stata diversa: oltre 40 esplosioni registrate in un’ora e mezza, interi quartieri colpiti simultaneamente da ordigni sganciati da caccia Sukhoi, in un’operazione coordinata e devastante.
Dnipro, Ternopil, Kiev: pioggia di fuoco nella notte
Dnipro e Ternopil hanno subito a loro volta attacchi nella notte. Anche Kiev ha attivato le sirene d’allarme due volte prima dell’alba, ma gli unici ordigni esplosi in città sembrano essere stati droni teleguidati. La popolazione, stremata, si è rifugiata nei tunnel della metropolitana. “La minaccia dei droni rimane attiva”, ha scritto il sindaco di Kharkiv, mentre si moltiplicano le denunce di civili intrappolati sotto edifici crollati.
Trump accusa Kiev e lancia un monito sul nucleare
Nel frattempo, dagli Stati Uniti arriva una dichiarazione che fa discutere. Il presidente Donald Trump ha criticato duramente le operazioni ucraine con droni all’interno del territorio russo, ritenendole una provocazione: “Hanno dato a Putin una ragione per entrare e bombardarli a tappeto”, ha detto ai giornalisti, aggiungendo: “Quella è la cosa che non mi è piaciuta. Quando l’ho vista, ho pensato: ora ci sarà la rappresaglia”.
Trump, parlando a bordo dell’Air Force One, ha anche espresso timori su un’escalation incontrollabile: “Spero che la guerra tra Ucraina e Russia non diventi un conflitto nucleare”. Parole che accendono nuove polemiche sull’approccio dell’amministrazione americana, dopo che per settimane lo stesso Trump aveva lasciato intendere l’intenzione di forzare un negoziato rapido con Mosca.
Apertura condizionata sulle sanzioni
Sempre durante l’incontro con la stampa, Trump ha fatto sapere che valuterà ulteriori sanzioni contro la Russia: “Se necessario”, ha dichiarato. “Se penso che la Russia non stia cercando un accordo o non voglia fermare lo spargimento di sangue, le userò”. Tuttavia ha precisato di non avere ancora deciso se firmare il disegno di legge bipartisan appena presentato in Senato. “La decisione spetta a me”, ha detto, “è una mia opzione”.
La reazione alle parole di Trump è stata gelida in Europa. Mentre la NATO continua a invocare un rafforzamento delle difese, e il Vaticano rilancia l’appello del Papa a un “gesto della Russia per la pace”, l’ex presidente americano sembra voler indicare Kiev come corresponsabile dell’escalation.
In Ucraina, intanto, si continua a morire. Nella notte, come ogni notte.