
Il dato delle 23:00 di oggi, prima giornata del referendum, certifica un fallimento clamoroso: solo il 20,6% degli aventi diritto si è recato alle urne. È un dato che inchioda la politica e mette in discussione l’efficacia dello strumento referendario. Anche se si potrà votare ancora domani, dalle 7 alle 15, il quorum del 50% + 1 è matematicamente fuori portata.
Nel 2011, alle 23 della domenica, l’affluenza era al 41,1%. Oggi è la metà. E la partecipazione potrebbe chiudersi al minimo storico per un referendum abrogativo.
Una sconfitta netta per Schlein, una vittoria per Meloni
Sul piano politico, il dato è inequivocabile: si tratta di una pesante sconfitta per Elly Schlein, che ha sostenuto la campagna referendaria facendone un terreno di visibilità e mobilitazione. La segretaria del Partito Democratico aveva puntato su un’alleanza “di popolo” e sulla capacità del centrosinistra di riaccendere la partecipazione. Ma la risposta degli italiani è stata un silenzio di massa.
All’opposto, la strategia attendista di Giorgia Meloni si rivela vincente. Fratelli d’Italia non ha ostacolato il voto, ma ha scelto di non esporsi, lasciando che fosse il popolo a ignorare le urne. Il risultato premia questa linea: il centrodestra esce rafforzato, senza aver mosso un dito. Una vittoria di inerzia, che però pesa politicamente.
Nord più attivo, Sud assente: ma non basta
La partecipazione più alta si registra in Toscana (27,5%), Emilia-Romagna (26%) e Piemonte (24,1%). Anche il Lazio e la Liguria superano il 22%. Ma sono eccezioni. In Calabria si vota solo al 17,3%, in Sicilia al 16,2%, in Sardegna al 16,9%. La Puglia si ferma al 17,6%. L’Italia resta spaccata, ma ovunque prevale l’astensione.
Referendum ignorato, democrazia ferita
I dati indicano che neppure le spinte polemiche riescono più a mobilitare. Il referendum appare ormai uno strumento logorato, incapace di scaldare gli animi. E chi aveva puntato sulla forza simbolica del voto per rilanciare il campo progressista deve fare i conti con una débâcle numerica e culturale.
La partecipazione resta bassa e distribuita con scarti minimi tra i quesiti, segno di consapevolezza, ma senza massa critica. Il vuoto comunicativo e l’assenza di un fronte largo e convincente hanno reso questa consultazione priva di spinta, di emozione, di radicamento sociale.
Ultima chiamata domani
Si vota ancora lunedì, dalle 7 alle 15, ma l’esito è ormai segnato. Il dato finale potrà solo certificare il fallimento o evitare il disastro statistico. Resta una lezione amara: la partecipazione non si inventa, né si impone dall’alto. E se lo strumento referendario vuole sopravvivere, dovrà essere profondamente ripensato.