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Referendum, urne aperte. Appello al voto dal palco, protesta FdI: “Vergogna”

Pubblicato: 08/06/2025 07:09

Gaza, referendum e accuse incrociate si mescolano nella piazza e nella polemica. Il giorno prima del voto, tra applausi e canzoni di lotta, i leader del centrosinistra hanno lanciato dal palco un invito esplicito: “Andiamo tutti a votare”. Lo hanno fatto a San Giovanni, al termine della mobilitazione per Gaza, davanti a una folla gremita. Il richiamo alla partecipazione ha infiammato i toni della vigilia elettorale, rompendo — secondo Fratelli d’Italia — il silenzio elettorale e violando la neutralità di un evento dichiaratamente civile.

Le urne sono aperte oggi fino alle 23 e domani fino alle 15, con oltre 51 milioni di elettori chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari. Ma è proprio il contesto in cui è stato lanciato l’appello al voto a scatenare la reazione furiosa del centrodestra, che accusa Pd e alleati di “strumentalizzare Gaza per fare propaganda”.

Nordio si smarca, l’opposizione rilancia

A rincarare la dose, in senso opposto, ci ha pensato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che da Venezia ha dichiarato pubblicamente che non andrà a votare. Una scelta rivendicata come politica, non come disinteresse, ma che di fatto rompe anch’essa il silenzio elettorale. Una doppia forzatura, in due direzioni contrapposte, che certifica quanto sia polarizzante la posta in gioco: non solo il quorum, ma la capacità della sinistra di riportare al voto anche una parte del suo elettorato deluso.

Il progetto è chiaro: superare l’astensione strutturale che mina da anni i referendum, e misurare una prova generale per le Politiche. L’obiettivo simbolico — e non dichiarato — è quello di andare oltre i 12,3 milioni di voti raccolti dal centrodestra nel 2022. A trainare la sfida ci sono la Cgil, Elly Schlein, Giuseppe Conte e i leader di Avs, con una spinta militante a favore di cinque sì: su Jobs Act, licenziamenti, precariato, sicurezza sul lavoro e tempi per la cittadinanza.

Divisioni nel campo largo e accuse dalla destra

Il fronte progressista, però, si presenta spaccato. Renzi e Calenda si oppongono ai quesiti legati al lavoro e appoggiano solo quello sulla cittadinanza. Anche Magi di +Europa sceglie un appoggio parziale. Il tema, a lungo oscurato nei grandi media e nei palinsesti Rai, è riemerso solo negli ultimi giorni, grazie alla mobilitazione di piazza. Ma sarà sufficiente a far salire l’affluenza?

La destra non ha dubbi: l’appello al voto è stato “una vergogna”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan attacca frontalmente: “Come sospettavamo, Gaza è stata usata per fare campagna elettorale”. Più duro ancora Raffaele Speranzon, che accusa la sinistra di “strumentalizzare una tragedia nel giorno di silenzio elettorale”. Il presidente dei deputati meloniani Galeazzo Bignami denuncia: “Non importa loro nulla dei bambini di Gaza né di quelli uccisi il 7 ottobre”.

Nel mirino anche Pierluigi Bersani, sorpreso al corteo con un cappellino con scritto “Referendum, voto sì”. La sua replica, tra il serio e l’ironico: “C’era il sole, me l’hanno passato e l’ho messo. Se Procaccini mi dava un Borsalino, mettevo quello”. Ma il tono del confronto è ormai degenerato. E sullo sfondo, resta l’interrogativo cruciale: la piazza basterà a sconfiggere l’astensione?

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