
Non sempre vincono i campioni. A volte, li riconosci proprio quando perdono. Jannik Sinner lascia il centrale del Roland Garros con lo sguardo basso, la voce rotta, ma la dignità intatta. Ha appena perso la finale più bella, più lunga, più combattuta della stagione, al super tiebreak del quinto set contro Carlos Alcaraz. Eppure, la prima cosa che trova la forza di dire è: “Complimenti Carlos, un’altra battaglia stupenda”.
“Più facile giocare che parlare in questo momento”
Sinner è lucido, nonostante tutto. Non cerca scuse, non cerca alibi. Ringrazia. “Grazie al mio team per avermi messo nelle condizioni di giocare una partita del genere. Abbiamo dato tutto, abbiamo dato il massimo.” Poche parole, precise, piene di quel rispetto che fa parte della sua natura più profonda. A Parigi ha vissuto due settimane da gigante. E lo sa: “Pochi mesi fa avremmo firmato per essere qui”, dice con un mezzo sorriso, che però lascia spazio a una ferita ancora aperta.
“Non dormirò bene, ma va bene così”
C’è gratitudine nelle sue parole. Anche nel dolore, Sinner non dimentica nessuno: i raccattapalle, i giudici di linea, gli organizzatori. E Parigi, questa città che ora fa male ma che gli ha dato il palcoscenico più alto della sua carriera. “Non dormirò molto bene stasera”, ammette con la sincerità di chi ha appena lasciato tutto su quel campo. “Ma va bene così.” Non è rassegnazione, è maturità. È già la voglia di ricominciare.
Alcaraz: “Affrontarti è un privilegio”
Poi arriva Carlos, che ha vinto. Che ha lottato. E che, prima ancora di esultare, prende il microfono per guardare Jannik negli occhi e dire: “Per me sei un esempio. Affrontarti è un privilegio. Insieme riscriviamo la storia.” Non è solo sport. È amicizia, è stima reciproca, è la consapevolezza di appartenere alla stessa razza rara: quella dei predestinati.
Due campioni, una sola finale
A vincere è stato Alcaraz. Ma a brillare, davanti al mondo, sono stati entrambi. Insieme hanno disegnato una finale che non si dimentica, fatta di sudore, dolori, emozioni pure. E se è vero che il tennis regala solo un trofeo, è altrettanto vero che ci sono partite che valgono molto di più.