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Il Pentagono e gli Ufo: il complotto creato per nasconderne un altro

Pubblicato: 08/06/2025 10:07

Per anni hanno alimentato un mito, per coprirne un altro. È quanto emerso da un’inchiesta sorprendente raccontata dal Wall Street Journal: una sezione del Pentagono ha ammesso di aver deliberatamente diffuso teorie complottiste sugli Ufo, con l’obiettivo di coprire test militari segreti, a partire dagli anni ’50.

L’operazione, nata durante la Guerra Fredda, sarebbe servita a proteggere lo sviluppo di caccia Stealth come l’F-117, prototipi talmente avanzati da sembrare, agli occhi dei civili, provenienti da un altro pianeta. L’Area 51, già avvolta da un’aura di mistero, diventò il fulcro ideale per seminare disinformazione strategica. È in questo contesto che, negli anni ’80, un colonnello dell’aeronautica – oggi in pensione – distribuì foto finte di oggetti volanti a un barista della zona. Le immagini, appese alle pareti del locale, alimentarono il sospetto collettivo: gli alieni erano atterrati nel Nevada.

Le rivelazioni dei dossier interni

Il colonnello ha confessato la verità solo due anni fa, nel corso di un’indagine interna: quelle immagini erano state fabbricate ad arte, parte di una più ampia strategia per sviare l’attenzione pubblica da ciò che realmente si stava sperimentando nei cieli americani. Una confessione che ha fatto da perno a un’inchiesta culminata in un rapporto di migliaia di pagine, basato su decine di testimonianze di ex militari, contractor e scienziati.

Il documento, che ufficialmente dovrebbe scagionare il governo americano dalle accuse di aver nascosto prove sugli alieni, si presta però a una lettura ambigua. Più che dissipare i dubbi, li rinfocola: l’ammissione che il Pentagono abbia costruito teorie false solleva l’interrogativo su quante altre verità siano state manipolate in nome della sicurezza nazionale.

Tecnologia segreta e manipolazione culturale

Secondo il rapporto, l’obiettivo non era tanto nascondere alieni, quanto proteggere le tecnologie sperimentali: dai caccia invisibili ai radar fino a presunti dispositivi in grado di generare energia con sistemi elettromagnetici avanzati, utilizzati anche nella difesa di installazioni nucleari. Alcune di queste tecnologie, oggi dismesse o declassificate, sembravano allora frutto di fantascienza.

In fondo, la cultura pop ha fatto il resto: la passione americana per l’ignoto, alimentata da fumetti, cinema e romanzi, ha reso credibili anche le bugie più fantasiose. E mentre il pubblico si interrogava sugli alieni, il Pentagono testava nuove armi. Era una guerra di immagini, molto prima dell’era digitale.

I conti non tornano

La deputata repubblicana Nancy Mace, tra le più scettiche, ha commentato: “Non sono una matematica, ma posso dirvi che i conti non tornano”. E in effetti, tra confessioni tardive e rapporti che sembrano giustificazioni, i contorni dell’insabbiamento restano opachi.

L’unica certezza, oggi, è che gli Ufo hanno avuto un ruolo. Ma non come veicoli alieni, bensì come specchietti per le allodole. E se davvero ci fosse stata una presenza extraterrestre, paradossalmente, sarebbe stata più facile da credere.

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