Un’ombra sulla festa

Il sole aveva illuminato il piccolo paese fin dalle prime ore del mattino. L’aria profumava di gelsomino e speranza. Era un giorno atteso, un momento che ogni famiglia aveva segnato sul calendario: la Prima Comunione dei bambini. Le campane avevano suonato a festa, i vestiti erano stirati, i fiori disposti con cura sull’altare. Ogni dettaglio rifletteva l’emozione solenne di una comunità che si ritrovava unita in chiesa per celebrare il passaggio spirituale dei più piccoli.
La navata era gremita. Madri con gli occhi lucidi, padri con la voce rotta dall’orgoglio, nonni con le mani giunte. Il parroco, don Stefano, aveva iniziato la celebrazione con voce pacata, ma intensa, cercando di coinvolgere tutti, soprattutto i bambini, con parole semplici ma cariche di significato. Tutto sembrava procedere nella tranquillità che si addice a un rito tanto delicato. Poi è successo qualcosa di inaspettato.

Entra in chiesa e minaccia parroco e fedeli
Nel mezzo della liturgia, quando ormai si era giunti al momento più sentito, qualcuno ha spinto le porte della chiesa con forza. Il rumore metallico ha spezzato la sacralità dell’istante. Un uomo, in abiti scuri e con lo sguardo acceso da una strana determinazione, ha attraversato la navata centrale attirando subito l’attenzione di tutti. Parlava a voce alta, gesticolava in modo ampio, e le sue parole, incomprensibili a molti, sembravano uscire da una realtà distante.
I bambini, confusi, hanno cercato lo sguardo dei genitori. Alcuni si sono stretti a loro. Il brusio si è fatto più intenso, mentre l’uomo si avvicinava sempre di più all’altare. Il parroco ha fatto un passo indietro, non per timore, ma per prudenza. Ha osservato la scena con calma e, con un cenno, ha chiesto ai fedeli di restare seduti. Nessun panico. Nessuna fuga.
Un gruppo di uomini si è alzato dai banchi e, con discrezione ma decisione, ha intercettato l’intruso. Le sue parole sono diventate più concitate, i movimenti più scomposti. È stato accompagnato fuori, tra sguardi preoccupati e mani tremanti.
Nel pomeriggio, quando ormai le famiglie avevano iniziato a festeggiare nelle proprie case, l’uomo è tornato. Questa volta non ha varcato la soglia della chiesa, ma si è fermato all’esterno. Ha iniziato a urlare frasi apparentemente collegate a pratiche religiose personali, esprimendosi con un tono aggressivo, quasi minaccioso. I passanti hanno subito avvisato le autorità.

Protagonista il santone Kadir
L’individuo in questione, noto nel paese con il soprannome di “Santone”, si chiama Kadir. Da tempo circolavano voci sul suo comportamento eccentrico e sulle sue convinzioni religiose non ortodosse. In passato aveva già attirato l’attenzione per dichiarazioni pubbliche dai toni accesi, ma mai si era spinto a un gesto così plateale come quello avvenuto nella chiesa di Miggiano.
Secondo alcune testimonianze raccolte tra i cittadini, l’irruzione potrebbe non essere stata casuale. Il giorno dell’episodio coincideva infatti con la Pentecoste, una ricorrenza particolarmente significativa nella tradizione cristiana, ma anche in alcune correnti mistiche e spiritualiste. C’è chi ipotizza che Kadir abbia voluto compiere un’azione dimostrativa, spinto da un delirio religioso o da una precisa convinzione di dover “trasmettere un messaggio”.
L’intervento delle istituzioni
La risposta non si è fatta attendere. I Carabinieri si sono presentati nel giro di pochi minuti, accompagnati dal sindaco, che ha voluto essere presente per comprendere la gravità della situazione. L’uomo si è mostrato in evidente stato di alterazione psicologica. Dopo una rapida valutazione, è stato disposto un trattamento sanitario obbligatorio. L’intervento, seppur difficile, è avvenuto senza ulteriori episodi di violenza fisica.
La comunità di Miggiano, pur scossa, ha reagito con compostezza. Non si sono registrati atti di vendetta o commenti violenti. Piuttosto, molti hanno espresso preoccupazione per lo stato mentale dell’uomo e per l’eventuale pericolo che potrebbe rappresentare per sé stesso e per gli altri.
Don Stefano, con una serenità disarmante, ha ripreso la funzione. Ha guardato i bambini uno ad uno e ha proseguito come se nulla fosse accaduto. La liturgia è arrivata al termine tra sospiri di sollievo e qualche lacrima trattenuta. Ma l’eco di quell’irruzione era destinata a durare più a lungo della cerimonia stessa.