
Debutta martedì in prima serata il nuovo spin-off del popolare format condotto da Francesca Fagnani, intitolato “Belve Crime”. Al centro della prima puntata, due testimonianze di grande impatto emotivo e giudiziario: quella di Tamara Ianni, la donna che ha fatto crollare il sistema criminale degli Spada a Ostia, e quella di Eva Mikula, nota per essere stata legata sentimentalmente a Fabio Savi, uno dei componenti della famigerata banda della Uno bianca.
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Eva Mikula, da “complice” a “vittima”
Il momento più atteso della serata ruota attorno all’intervista a Eva Mikula, una figura controversa che ha vissuto due anni accanto a Fabio Savi, leader assieme ai fratelli della banda della Uno bianca, responsabile di 24 omicidi e 114 feriti in un’escalation di violenza armata tra il 1987 e il 1994. Arrestato nel 1994, Savi fu bloccato con Mikula al suo fianco, evento che da subito ha generato sospetti sul ruolo della donna.
Nello studio di Belve Crime, Mikula ripercorre quegli anni cupi della storia criminale italiana, dichiarando con fermezza: «La banda fu arrestata grazie a me». Una frase che riapre un dibattito mai sopito sulla sua reale posizione nei fatti: per alcuni una complice, per altri una testimone chiave. Mikula rivendica da sempre di essere stata una vittima, ma l’opinione pubblica, e in parte anche la giustizia, le ha riservato giudizi durissimi.

Il confronto serrato con Francesca Fagnani
La conduzione di Francesca Fagnani, nota per il suo stile diretto e senza filtri, rende il confronto ancora più teso. La giornalista ricorda come Eva Mikula abbia iniziato a parlare solo dopo l’arresto di Fabio Savi, e sottolinea le ferite ancora aperte delle famiglie colpite dalla Uno bianca.
Uno dei momenti più delicati è quello in cui viene affrontata la richiesta, nel 2015, da parte di Mikula, di entrare nell’Associazione delle vittime: richiesta respinta. «Le famiglie delle vittime vogliono il mio silenzio perché rovino il decoro», afferma Mikula. Parole che aprono uno squarcio su una sofferenza personale mai del tutto riconosciuta, ma che trovano la replica decisa della conduttrice: «I familiari, in generale, non devono chiedere scusa a nessuno!».

La polemica su La Talpa e la verità negata
L’intervista affronta anche la polemica nata attorno alla mancata partecipazione di Eva Mikula al reality La Talpa. La Fagnani incalza: «Le sembrava rispettoso verso le famiglie?». Mikula risponde difendendosi: «Quel gioco avrebbe potuto permettermi di raccontare la mia verità». Un’idea di esposizione pubblica che ha diviso opinione pubblica e media, alimentando nuove tensioni attorno alla sua figura.
Il culmine emotivo arriva quando Fagnani chiede: «A chi deve delle scuse?». La risposta di Mikula spiazza: «Le attendo. Dai familiari delle vittime». Un’affermazione che la giornalista ribatte con fermezza, ricordando che il dolore delle famiglie non può essere messo in discussione. Mikula, in lacrime, conclude con una frase forte: «Mi hanno insultato per 30 anni, è un’istigazione al suicidio».
Un racconto che scuote la memoria collettiva
Il debutto di Belve Crime si conferma un evento mediatico di grande impatto, capace di riportare all’attenzione del pubblico episodi traumatici della storia italiana con una narrazione intensa e mai scontata. Le testimonianze di Tamara Ianni ed Eva Mikula rivelano lati oscuri e fragili della giustizia, della memoria e del giudizio collettivo, offrendo uno spazio di confronto e riflessione.
La vicenda della banda della Uno bianca resta una ferita ancora aperta nella coscienza civile del Paese, e l’intervista a Mikula, tra fragilità e rivendicazioni, contribuisce a tenere viva una domanda fondamentale: chi ha diritto di parola dopo il dolore?