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Genova, riuscita la separazione delle gemelle siamesi al Gaslini: intervento record

Pubblicato: 09/06/2025 17:54

Una sfida chirurgica senza precedenti

separazione gemelle siamesi

All’Istituto Giannina Gaslini di Genova si è consumata una vera e propria impresa medica: l’intervento di separazione di due gemelle siamesi, nate nel dicembre 2024 in Burkina Faso, unite da torace e addome.

Le piccole condividevano organi vitali: il fegato e un lembo del pericardio. Un’équipe di oltre cinquanta operatori – medici, infermieri, tecnici – ha lavorato incessantemente per oltre 12 ore nella sala operatoria del Gaslini, portando a termine un’operazione di straordinaria complessità.

Un caso che incarna la solidarietà globale

Le due bambine sono arrivate in Italia lo scorso 20 maggio, grazie all’intervento dell’associazione Una Voce per Padre Pio, nell’ambito di un programma umanitario in collaborazione con l’ospedale genovese . Il viaggio è stato reso possibile anche grazie ai contributi economici dell’associazione Patrons of the World’s Children Hospitals e della Regione Liguria, che hanno attivato i fondi previsti dalla normativa italiana per l’assistenza sanitaria ad alta specializzazione per cittadini stranieri in condizioni di fragilità.

All’atterraggio a Malpensa, le bambine sono state trasferite immediatamente in un ambiente sanitario costruito su misura, dove esperti di varie discipline hanno avviato una fase di studio multidisciplinare. Simulazioni cliniche, analisi radiologiche e continua pianificazione logistica hanno permesso di organizzare ogni dettaglio dell’intervento . Il direttore sanitario del Gaslini, Raffaele Spiazzi, ha spiegato che la mission dell’ospedale è mettere a disposizione “il meglio delle competenze” per i piccoli pazienti, in un ambiente ad hoc che supporti operazioni di massima complessità come questa.

Il fatidico intervento è stato eseguito il 6 giugno e ha vista la partecipazione di oltre 50 professionisti, con la collaborazione indispensabile di chirurghi epatici e specialisti in chirurgia plastica e ricostruttiva . La durata ha superato le 12 ore, segnando una prova di resistenza e coordinazione senza precedenti.

Un lavoro a più fasi

Il chirurgo Girolamo Mattioli, direttore del Dipartimento di Scienze chirurgiche e della UOC di Chirurgia pediatrica, ha descritto la procedura come una separazione progressiva: dal torace alla cavità pericardica, passando per l’addome e il fegato – unico organo in comune tra le due sorelline – fino alla ricostruzione delle pareti toraciche e addominali .

Le operazioni si sono svolte in due fasi: la prima in sala comune, utile per gli interventi sincronizzati iniziali, la seconda in due sale distinte dove specialisti di cardiochirurgia, chirurghi pediatrici, epatologi e plastici hanno completato la separazione.

Non meno complessa è stata la gestione anestesiologica e la conduzione postoperatoria. Andrea Moscatelli, direttore del Dipartimento di Emergenza, Anestesia e Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica, ha spiegato che il controllo delle vie aeree, la regia cardio-respiratoria sincronizzata e il monitoraggio continuo sono stati fondamentali per garantire la stabilità intraoperatoria e il decorso post-operatorio.

Il team di anestesisti ha dovuto prevedere ogni possibile cambiamento fisiologico, giorno e notte, intervenendo con precisione per evitare complicanze, gestire il dolore e prevenire infezioni, sempre sotto l’egida dell’Unità operativa diretta da Andrea Wolfler .

L’intervento ha coinvolto anche specialisti provenienti da altre strutture italiane. Su tutti, il chirurgo Daniele Alberti degli Spedali Civili di Brescia, che ha contribuito alla delicata separazione del fegato . Accanto a lui, Enzo Andorno, direttore di Chirurgia dei trapianti epatici del Policlinico San Martino, e Giuseppe Perniciaro, esperto in chirurgia plastica e grandi ustionati dell’ospedale Villa Scassi di Genova, impegnato nella ricostruzione delle pareti corporee .

Il dottor Michele Torre, responsabile dell’unità di Chirurgia Toracica e delle vie respiratorie e il cardiochirurgo Guido Michielon, coadiuvato da Francesco Santoro, hanno coordinato le parti cardio-toraciche dell’operazione . Radiologi come Beatrice Damasio e Andrea Rossi hanno svolto un ruolo chiave nell’imaging diagnostico pre e intraoperatorio.

Una storia di umanità e spirito di servizio

Il direttore generale del Gaslini, Renato Botti, ha definito l’intervento un successo medico e soprattutto un atto di grande valore umano: “non solo competenza tecnica, ma spirito di squadra, dedizione e senso di responsabilità” . È stato un sacrificio collettivo, che ha richiesto scelte personali significative per garantire continuità e sicurezza operativa, senza mai interrompere l’attività ospedaliera standard.

Al termine dell’intervento, le bambine si trovano in terapia intensiva in condizioni stabili. Ora inizia una fase fondamentale: nutrizione, sostegno respiratorio, prevenzione delle infezioni e pianificazione chirurgica ricostruttiva. Questo percorso avverrà in un ambiente altamente specializzato e monitorato, perfezionato per rispondere alle esigenze post-operatorie di due pazienti così fragili.

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