
Il sequestro della nave Madleen, appartenente alla Freedom Flotilla Organization, da parte dell’esercito israeliano ha innescato un nuovo e durissimo caso diplomatico internazionale. A bordo dell’imbarcazione umanitaria, diretta verso Gaza, si trovavano tra gli altri l’europarlamentare francese Rima Hassan e l’attivista per il clima Greta Thunberg. L’episodio, già di per sé carico di tensione, ha scatenato una forte reazione da parte della politica italiana e delle istituzioni internazionali, contribuendo ad accendere ulteriormente il dibattito sulle azioni militari israeliane e sulla gestione della crisi umanitaria nella Striscia.
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Le parole incendiarie di Di Battista e la reazione del Movimento 5 Stelle
A guidare l’ondata di protesta in Italia è Alessandro Di Battista, ex deputato del Movimento 5 Stelle, che sui social ha definito i militari israeliani «bestie di Satana in divisa» agli ordini delle «bestie di Satana in giacca e cravatta» del governo israeliano. Di Battista, oggi presenza fissa nei talk show, ha descritto l’intervento come un «rapimento» dell’equipaggio umanitario, parlando apertamente di Stato genocida e accusando Israele di essere «infestato dal nazional-sionismo, il cancro del mondo».
Il Movimento 5 Stelle, attraverso i parlamentari delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha adottato un tono meno estremo, ma altrettanto critico. Nel comunicato si legge: «Il governo italiano non può rimanere in silenzio davanti a un’azione sfacciatamente illegale contro la Madleen». I 5 Stelle denunciano la violazione del diritto internazionale e hanno presentato un’interrogazione parlamentare urgente, chiedendo una condanna ufficiale da parte del governo italiano per l’abbordaggio della nave in acque internazionali.

Le accuse della sinistra e il nodo dei crimini internazionali
A rincarare la dose ci ha pensato Peppe De Cristofaro, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra e presidente del gruppo Misto al Senato. «Usare agenti chimici contro civili disarmati è un crimine di guerra», ha affermato De Cristofaro, sostenendo che il sequestro dell’equipaggio rappresenti un atto di pirateria in mare aperto. «L’Europa guarderà altrove anche stavolta? Noi no», ha concluso, chiedendo il rilascio immediato di tutti i passeggeri.
Anche in ambito internazionale si è levata un’ondata di proteste. Il Ministero degli Esteri spagnolo ha convocato l’Incaricato d’affari dell’ambasciata israeliana a Madrid per esprimere una formale protesta diplomatica, in quanto a bordo della Madleen si trovava anche un cittadino spagnolo, Sergio Toribio. La Turchia ha usato parole ancora più dure: il Ministero degli Esteri di Ankara ha definito l’intervento un «odioso attacco del governo Netanyahu», accusando Israele di minare la libertà di navigazione e la sicurezza marittima e dichiarando che Tel Aviv si sta comportando da «Stato terrorista».

Il Parlamento europeo e la posizione del gruppo The Left
A Bruxelles, a schierarsi in prima linea è stato il gruppo The Left del Parlamento europeo, al quale appartiene Rima Hassan. In una nota ufficiale, il gruppo ha denunciato il sequestro come una «palese violazione del diritto internazionale», precisando che l’operazione è avvenuta fuori dalle acque territoriali israeliane. La nota sottolinea inoltre che l’arresto dei membri dell’equipaggio e la confisca degli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile di Gaza «fanno parte di una strategia più ampia per affamare e massacrare i palestinesi».
Secondo The Left, a bordo della Freedom Flotilla viaggiavano 12 operatori umanitari e attivisti pacifici, impegnati in una missione civile e non violenta. Il gruppo condanna l’intercettazione della nave, ricordando che dal 2 marzo 2025 Gaza è sottoposta a un blocco totale e a una condizione di fame forzata, situazione che rende ancora più drammatica l’azione israeliana.
Un fronte internazionale sempre più diviso
L’abbordaggio della Madleen e il sequestro del suo equipaggio mettono in luce una frattura profonda tra il governo israeliano e una parte crescente della comunità internazionale. Il caso tocca contemporaneamente i nervi scoperti della solidarietà umanitaria, della legalità internazionale e della gestione politica della crisi in Medio Oriente. Le parole usate dai leader politici italiani e stranieri mostrano quanto la tensione sia destinata ad aumentare, mentre l’opinione pubblica europea si divide tra chi vede nell’azione un atto di difesa nazionale e chi denuncia violazioni gravi dei diritti umani.
Nel frattempo, cresce la pressione perché l’equipaggio della Freedom Flotilla venga rilasciato, con un fronte di paesi e partiti che chiedono trasparenza, rispetto del diritto internazionale e fine dell’impunità israeliana. Sullo sfondo, Gaza resta assediata, affamata e dimenticata, mentre le istituzioni internazionali sono chiamate a decidere se limitarsi a osservare o intervenire con decisione.