
Con le urne ancora aperte e un quorum ormai irraggiungibile nei referendum promossi in materia di lavoro, esplode una nuova polemica che coinvolge direttamente Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Il leader sindacale finisce nel mirino di una durissima ondata di critiche sui social, accusato da molti utenti di aver tradito le battaglie dei lavoratori e di non rappresentare più i loro interessi reali.
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A innescare il malcontento è la condivisione virale di un video, ormai datato, in cui Landini, ospite in una trasmissione su La7, si esprimeva con forza a favore del vaccino anti Covid e delle misure adottate durante la pandemia. Una presa di posizione che, nel clima polarizzato di oggi, torna ad accendere le tensioni tra base sindacale e vertici confederali.
Il video contestato: “Noi siamo per l’obbligo vaccinale”
Nel filmato tornato alla ribalta, Landini si esprime chiaramente in favore delle politiche sanitarie adottate durante l’emergenza Covid. “Noi non andiamo in piazza per protestare contro il green pass o contro i vaccini”, afferma. “Anzi, noi siamo per l’obbligo vaccinale”.
Parole nette, che nel contesto attuale vengono lette da molti come una distanza ideologica da una parte del mondo del lavoro, quella più critica verso le restrizioni pandemiche e le politiche del governo dell’epoca. Il segretario della Cgil proseguiva nel video: “Per quello che sta succedendo, bisognerebbe sospendere i brevetti ed essere in grado di far diventare i vaccini uno strumento e un diritto in tutto il mondo”.
Landini sottolineava anche di aver ricevuto personalmente la terza dose del vaccino, rimarcando la necessità di garantire equità sanitaria globale, soprattutto nei Paesi africani, dove, diceva, “la gente muore perché non sono in grado di potersi vaccinare”.

Ritorno di fiamma social tra accuse e delusioni
Il ritorno in circolazione del video ha provocato una valanga di reazioni negative, proprio mentre i referendum promossi da Cgil e Uil sembrano destinati a fallire per mancanza di affluenza. Per molti critici, si tratta della conferma di un sindacato ormai percepito come distante dalla base, più attento a sostenere battaglie ideologiche che a difendere i diritti concreti dei lavoratori.
Nelle parole di Landini, che chiudeva il suo intervento televisivo ricordando che “nelle manifestazioni rispettiamo le regole, il distanziamento, i vaccini, il green pass. Siamo pronti a rispettare tutte le norme”, alcuni utenti leggono oggi una subordinazione alle direttive governative. E proprio in questa adesione istituzionale si concentrano le accuse di aver perso il contatto con la realtà operaia, soprattutto in un momento di grave crisi salariale e precarietà.
Il referendum si avvia verso un flop clamoroso. Una disfatta per la sinistra, ma soprattutto per Landini, che durante il Covid ha tradito i lavoratori schierandosi con Draghi. Il popolo non è stupido e non dimentica.#9giugno #affluenza #quorum #referendum2025 #iononvoto… pic.twitter.com/pVXWs7klJZ
— Davide Scifo (@strange_days_82) June 9, 2025
Referendum flop e crisi di rappresentanza
La coincidenza temporale tra la delusione per l’affluenza ai referendum e la riesumazione del video ha avuto un effetto moltiplicatore sulla polemica. La Cgil, che ha speso molte energie nella promozione dei quesiti referendari, si ritrova ora a dover fare i conti con un fallimento politico e una crisi di rappresentanza sindacale sempre più evidente.
Mentre i dati sull’affluenza ai seggi non lasciano speranze, la figura di Landini diventa bersaglio diretto della frustrazione di molti iscritti e simpatizzanti. In rete si moltiplicano le richieste di dimissioni, accompagnate da un senso diffuso di disillusione nei confronti di una dirigenza percepita come troppo distante dalle lotte quotidiane dei lavoratori.