
L’addio di Luciano Spalletti alla guida della Nazionale italiana arriva a poche ore dal successo per 2-0 contro la Moldova, una vittoria che chiude il suo ciclo con più ombre che luci. Le sue parole, pronunciate con tono pacato ma lucido, riflettono un bilancio amaro sia sul piano personale che collettivo. Nonostante il risultato positivo, il ct ha ammesso che il percorso non ha mai davvero decollato, aprendo così ufficialmente una nuova fase di transizione per gli Azzurri.
«Non lasciamo grande entusiasmo», ha dichiarato Spalletti, evidenziando come la sua esperienza in panchina non sia riuscita a generare quella scossa necessaria per rilanciare la Nazionale. Ha riconosciuto con sincerità il valore e il sostegno del pubblico, ma non ha nascosto la delusione per il rendimento globale. Le sue parole, che non cercano alibi, mostrano un tecnico consapevole di non essere riuscito a incidere come sperava. Un congedo, il suo, senza retorica e senza trionfalismi.

Spalletti ha parlato apertamente della necessità di un cambio di guida tecnica, affermando che il suo successore dovrà affrontare una responsabilità importante. Il lavoro svolto fin qui non ha portato ai risultati sperati, e l’ex allenatore del Napoli ha ammesso di aver incontrato molte difficoltà, soprattutto nel motivare un gruppo logorato da una stagione lunga e faticosa. Trovare continuità e identità si è rivelato più complicato del previsto.
Nel post-partita, Spalletti ha puntato il dito su uno dei problemi principali: la condizione fisica e mentale dei giocatori. «Siamo arrivati stanchi, e lo si è visto anche stasera», ha spiegato alla Rai. Un’affermazione che conferma quanto il lungo calendario stagionale abbia pesato sulle gambe e sulle teste degli Azzurri. La mancanza di brillantezza ha limitato il gioco della Nazionale anche contro avversari modesti, come la stessa Moldova.

L’addio dell’allenatore toscano apre ora una fase delicata per la FIGC, che dovrà scegliere rapidamente un nuovo commissario tecnico. La pressione sarà alta, perché l’Italia ha bisogno di ritrovare un’identità competitiva e riconoscibile. Non solo risultati, ma anche progettualità, gestione del gruppo e visione tattica: servirà una figura capace di restituire fiducia all’ambiente e di guidare un ciclo davvero nuovo.
Infine, il prossimo Ct dovrà affrontare una sfida chiave: rinnovare senza distruggere, valorizzando i talenti presenti e introducendo energie fresche. Dopo l’esperienza Spalletti, è evidente quanto conti la gestione del carico fisico e mentale, e quanto sia urgente definire una rosa solida e motivata. Le decisioni delle prossime settimane saranno determinanti per il destino del calcio italiano.