
Un episodio drammatico che ha scosso il mondo del padel e riacceso i riflettori sui rischi che gli atleti, spinti dall’agonismo, possono correre in campo. La protagonista è la spagnola Carmen Castillon, 23 anni, numero 83 del ranking mondiale di padel, colpita da una trombosi polmonare dopo aver rischiato la vita durante il Fip Silver di Timisoara, in Romania.
L’atleta iberica si era presentata a questa competizione in coppia con la connazionale Carolina Navarro, raggiungendo con determinazione le semifinali. Tuttavia, ciò che sembrava un successo sportivo si è rivelato un calvario fisico, culminato in un’emergenza medica che ha messo seriamente a rischio la sua salute. Il racconto di Castillon, condiviso sui social, ha evidenziato come la sua passione per la competizione e la voglia di vincere l’abbiano spinta oltre i limiti del sopportabile, ignorando i segnali d’allarme che il suo corpo le inviava.
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I sintomi ignorati e la lotta in campo
L’istinto competitivo e la voglia di vincere hanno, purtroppo, fatto rischiare la vita a Carmen Castillon. Già a partire da giovedì, l’atleta ha iniziato a sentire dolori al torace e alle costole e ad avere problemi respiratori. Sintomi che si sono aggravati progressivamente durante il torneo, ma che Castillon ha scelto di ignorare, spinta dall’adrenalina della gara. “Da giovedì ho avuto molto dolore alle costole e al petto e ho avuto molta difficoltà a respirare. È incredibile come mi sia lanciata su ogni palla, nonostante il dolore”, ha raccontato la stessa Castillon sui social, in un post che ha rapidamente fatto il giro del web, generando preoccupazione e solidarietà tra i fan e i colleghi.

Il racconto di Carmen Castillon prosegue, lucido e toccante, ripercorrendo i momenti salienti di quelle partite in cui il suo corpo le stava chiaramente chiedendo di fermarsi. “Ho lottato durante, ma il mio corpo alla fine mi ha fermato, avevo dolore, respiravo male”, ha confessato l’atleta, descrivendo la sua ostinata resistenza al dolore e alla fatica. Questa perseveranza, ammirevole in condizioni normali, si è rivelata pericolosa in un contesto di problemi di salute latenti. La narrazione di Castillon offre uno spaccato intimo della psiche di un atleta che, per raggiungere l’obiettivo prefissato, tende a superare i limiti fisici, talvolta con conseguenze gravissime. L’episodio ha sollevato interrogativi sulla necessità di una maggiore consapevolezza e attenzione da parte degli atleti nei confronti del proprio benessere, soprattutto in presenza di sintomi anomali.
La diagnosi e il collegamento con i viaggi
Il ritorno in Spagna per Carmen Castillon ha segnato un ulteriore peggioramento delle sue condizioni. La padelista è stata trasportata d’urgenza in ospedale, dove gli esami diagnostici hanno rivelato una trombosi polmonare. Si tratta di una condizione grave, caratterizzata dalla presenza di coaguli di sangue nei polmoni, che avrebbero potuto causarle lievi infarti. La diagnosi ha confermato i timori e la gravità dei sintomi avvertiti durante il torneo.
Secondo l’atleta spagnola, la causa di questa grave patologia sarebbe da ricondurre ai troppi viaggi in aereo affrontati negli ultimi tempi. L’ipotesi, sebbene necessiti di conferme mediche approfondite, è verosimile: i lunghi viaggi in aereo, soprattutto se frequenti e senza adeguate precauzioni, possono aumentare il rischio di trombosi a causa della prolungata immobilità e della pressione atmosferica. Questo scenario aggiunge un elemento di riflessione sulla gestione degli impegni degli atleti professionisti, spesso costretti a spostamenti continui per partecipare a tornei internazionali.

Non è la prima volta che Carmen Castillon si trova a fronteggiare gravi problemi di salute. Nel 2021, infatti, era già stata costretta a fermarsi a causa di una forma grave di Covid-19, che aveva compromesso seriamente il suo stato fisico. Questa nuova battuta d’arresto costringerà l’atleta a saltare il prossimo torneo in Italia, interrompendo la sua stagione agonistica e imponendole un periodo di riposo e recupero. La sua storia rappresenta un monito per tutti gli sportivi e per le federazioni, sottolineando l’importanza di una prevenzione attenta e di un ascolto più consapevole del proprio corpo, anche quando l’agonismo spinge a superare ogni limite. Il benessere dell’atleta deve sempre rimanere la priorità assoluta, per evitare che la passione si trasformi in un pericolo per la vita.