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Garlasco, “uno o due assassini?”: la nuova ipotesi investigativa degli inquirenti

Pubblicato: 10/06/2025 14:41
Garlasco due assassini ipotesi

Un’ombra persistente continua ad aleggiare sul piccolo centro di Garlasco, in Lombardia, a diciotto anni dall’efferato omicidio di Chiara Poggi. La domanda che tormenta gli inquirenti, e da tempo anche la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio, è sempre la stessa: uno o due assassini? Un’unica arma, mai ritrovata, o più di una? Questi interrogativi cruciali sono tornati prepotentemente al centro dell’attenzione con le recenti indagini approfondite, culminate ieri in una meticolosa ricostruzione in 3D della scena del crimine.
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Una scena che, è doveroso ricordarlo in un contesto di grande clamore mediatico, è ancora oggi la casa della famiglia Poggi, il luogo dove, dopo i lavori di pulizia e tinteggiatura, vivono Rita Preda e Giuseppe Poggi, genitori di Chiara, che da diciotto anni piangono la loro primogenita brutalmente assassinata. La cameretta della giovane vittima è rimasta intatta, custodendo gelosamente gli oggetti di allora, testimonianza silenziosa di una vita spezzata.

La nuova indagine, che si concentra su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, implica che ogni minimo dettaglio verrà analizzato con estrema attenzione e non lasciato inesplorato. È in quest’ottica che, dopo aver scandagliato meticolosamente il canale Tromello, non distante da Garlasco, con l’ausilio dei vigili del fuoco, alla ricerca di un potenziale “attizzatoio” o di un “martello a coda di rondine” – possibili armi del delitto – gli investigatori della Squadra Omicidi del nucleo investigativo dei Carabinieri di Milano si sono dedicati ieri alla villetta di via Pascoli, la casa in cui Chiara Poggi fu tragicamente uccisa. Per gli inquirenti attuali, molti dei quali non avevano mai avuto accesso alla proprietà, era fondamentale rivisitare la “scena del crimine” in modo diretto e approfondito, sfruttando le tecnologie più avanzate.

L’expertise del Ris di Cagliari e i cold case celebri


Gli inquirenti che oggi si occupano del caso Garlasco si avvalgono della preziosa collaborazione del Ris di Cagliari, un reparto di eccellenza guidato da una figura di spicco nel campo delle indagini scientifiche: il biologo Andrea Berti. La sua presenza è una garanzia di altissima professionalità. Berti è arrivato in Sardegna dopo una lunga e significativa esperienza presso il Reperto Investigazioni Scientifiche di Roma, dove ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità, prima come ufficiale addetto e poi, dal 2010, come comandante della Sezione di Biologia.

Il suo curriculum vanta un’impressionante lista di cold case su cui ha svolto e coordinato analisi cruciali, tra cui l’omicidio di Pier Paolo Pasolini e quello di Elisa Claps, due dei casi di cronaca più noti e complessi nella storia italiana. Inoltre, in qualità di ufficiale del Ris di Roma, Berti ha fornito un supporto fondamentale al lavoro della Commissione Parlamentare di inchiesta sull’omicidio di Aldo Moro, dimostrando la sua expertise in contesti di grande rilevanza nazionale e storica.

L’apporto di Berti e del Ris di Cagliari è cruciale per questa nuova fase investigativa. La loro esperienza nel campo della biologia forense e nell’analisi di prove complesse è essenziale per riesaminare con occhio critico e con strumenti all’avanguardia tutti gli elementi raccolti e per cercare nuove tracce che possano finalmente fare luce sulla verità. La riapertura del caso, a distanza di tanti anni, si fonda proprio sulla possibilità di rileggere le prove con nuove metodologie e tecnologie che all’epoca dei fatti non erano disponibili o non erano state pienamente utilizzate. L’attenzione ai dettagli scientifici è massima, con la speranza che le analisi più recenti possano fornire elementi decisivi per un quadro più chiaro e definitivo.

Misurazioni 3D e l’enigma dell’impronta papillare


Gli approfondimenti attuali mirano a rimisurare con precisione ogni vano della villetta di via Pascoli, dal pavimento dell’ingresso al piano terreno – il punto esatto in cui la giovane Chiara fu colpita alle spalle – fino al percorso in cui fu trascinata verso la porta delle scale e infine gettata giù dalla scala che conduce alla cantina. Queste misurazioni estremamente dettagliate, supportate anche dal sorvolo di un drone che ha fotografato ogni angolo della casa dall’alto, sono finalizzate a creare un’accurata ricostruzione 3D della scena del crimine. Questa metodologia consente agli inquirenti di avere una visione immersiva e dinamica del luogo del delitto, permettendo di simulare percorsi, posizioni e possibili dinamiche, offrendo spunti investigativi inediti.

A queste scrupolose misurazioni si aggiungeranno le nuove risultanze investigative emerse dalla neo indagine, in particolare l’impronta papillare 33 ritrovata sulla parete destra della scala che porta alla cantina. Questa impronta, priva di tracce di sangue e non databile con precisione temporale, è stata attribuita a Andrea Sempio. Tuttavia, lo stesso Sempio ha fornito spiegazioni plausibili e coerenti sulla sua presenza all’interno della casa, affermando di aver frequentato regolarmente tutte le stanze della villetta in occasione delle sue visite al fratello di Chiara.

Le sue dichiarazioni, al momento, non sono mai state smentite da ulteriori elementi investigativi, il che rende l’impronta papillare un elemento di indagine complesso, che necessita di ulteriori approfondimenti per essere pienamente contestualizzato. La combinazione di vecchi elementi e nuove acquisizioni è al centro di questa riapertura del caso, con la speranza di colmare le lacune e dissipare ogni dubbio sulla verità dell’omicidio di Garlasco.

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