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“Lei sapeva…”. Garlasco, svelato l’enigma dell’amico suicida di Sempio: lo rivela l’analisi

Pubblicato: 11/06/2025 12:38

Andrea Sempio accompanied by his lawyers to the Montebello Carabinieri caserma for dna tests in connection with the Garlasco case – Milan, Thursday, March 13, 2025
(Photo Claudio Furlan/Lapresse)

Il mistero di Garlasco continua a sollevare domande e a far discutere l’opinione pubblica italiana. Una rivelazione di Rita Cavallaro, nota giornalista de Il Tempo, ha riacceso i riflettori su uno dei casi più enigmatici della cronaca nera italiana. L’ultima scoperta riguarda un messaggio criptico lasciato su Facebook da Michele Bertani, amico di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi.

La chiave dell’enigma sembra essere nascosta in una frase decifrata da una canzone dei Club Dogo, postata da Bertani: “C’era una ragazza lì che sapeva”. Questa scoperta, svelata dalla Cavallaro, potrebbe rappresentare una svolta cruciale, aggiungendo ulteriore mistero a un caso che già trabocca di intrighi e sospetti.

Un messaggio nascosto nel cuore del mistero

A due settimane dalla condanna definitiva di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi, Bertani aveva citato sui social la strofa di una canzone dei Club Dogo: “La Verità Sta Nelle CoSe Che NeSSuno sa!!! la Verità nessuno mai te la racconterà”. Secondo il settimanale Gente, eliminando le lettere maiuscole, le lettere minuscole rimaste, “a eria’ ta elle oe he euno sa”, trasmutate nell’alfabeto ebraico, formano la frase che tradotta in italiano recita: “C’era una ragazza lì che sapeva”.

La giornalista Rita Cavallaro ha spiegato come, togliendo le lettere maiuscole dal messaggio e traducendo le rimanenti minuscole in ebraico, si sia giunti a questa rivelazione. Un rompicapo che mette in discussione l’intera narrazione finora conosciuta degli eventi.

Ombre su un santuario sacro

Il profilo Facebook di Bertani, sotto il nickname Mem He Shin, ha legami con la mistica ebraica, suggerendo connessioni con il Santuario della Madonna della Bozzola. Qui, secondo l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Sempio, si sarebbero svolti eventi oscuri, collegati a una possibile rete criminale dedita alla pedofilia.

Tali rivelazioni hanno sollevato il velo su un intreccio di accuse che coinvolgono riti esoterici-sessuali, orchestrati da Don Gregorio, ex rettore del santuario, già implicato in un caso di video-ricatti. Le dichiarazioni di Flavius Savu, uno degli estorsori, indicano Sempio e Bertani come partecipanti a questi riti.

L’auto nera di Michele Bertani e la testimonianza di Muschitta

Tra le immagini pubblicate da Michele Bertani su Facebook, ce n’è una in cui è ritratto mentre si appoggia a un’auto nera: una Volkswagen Golf immatricolata nel 2004, che il giovane avrebbe utilizzato dopo aver conseguito la patente. Nei verbali dell’indagine sul delitto, si fa riferimento a un’auto scura parcheggiata la mattina dell’omicidio nei pressi dell’abitazione di Chiara Poggi.

Marco Muschitta, testimone ritenuto all’epoca poco credibile, dichiarò di aver visto in via Pascoli “una macchina in sosta sulla sinistra, di cui non ricordo il modello, ma di colore scuro (nera, grigio scuro o blu). Se non sbaglio, era parcheggiata in un piccolo spiazzo sulla sinistra, in posizione parallela alla strada, con il muso rivolto verso via Pavia. Era una vettura di dimensioni medie, né piccola né grande. Non ho visto persone”.

Quella stessa giornata, Muschitta ritrattò la sua dichiarazione, ma per molto tempo si è parlato erroneamente di un Suv. In realtà, è possibile che l’auto avvistata fosse proprio quella immortalata nella foto di Bertani.

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Ultimo Aggiornamento: 11/06/2025 12:41

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