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Minacce di morte dopo la partita di Nations League: vittima l’attaccante della Spagna

Pubblicato: 10/06/2025 12:05
alvaro morata

In una serata di giugno, l’aria era carica di emozione. I riflettori di uno stadio illuminavano i volti tesi e speranzosi di migliaia di persone, mentre milioni di occhi restavano incollati agli schermi di casa. Una finale sentita, combattuta fino all’ultimo minuto, in cui ogni azione, ogni dettaglio poteva fare la differenza. Poi, quel momento. Il silenzio irreale prima del tiro, l’attesa sospesa. E l’errore. Un attimo che ha trasformato la tensione in delusione, e la delusione – per alcuni – in odio.

Mentre sugli spalti si cercava di digerire la sconfitta con sportività, altrove si scatenava qualcosa di molto più oscuro. Il confine tra tifoseria e fanatismo veniva travolto da una marea di rabbia e frustrazione. Dai dispositivi digitali cominciavano a partire messaggi, alcuni amari, altri violenti, altri ancora profondamente inquietanti. Non erano solo critiche, ma vere e proprie minacce di morte, vomitate nel cyberspazio da utenti nascosti dietro schermi e anonimato. Un errore sportivo, una sconfitta collettiva, si trasformava in un pretesto per scatenare una furia che nulla aveva più a che vedere con il gioco.

Minacce di morte a Alvaro Morata e Alice Campello

Tra coloro che hanno subito la furia di questa tempesta c’erano Álvaro Morata e sua moglie, Alice Campello. L’attaccante spagnolo, protagonista dell’episodio decisivo nella finale di Nations League tra Spagna e Portogallo, è diventato bersaglio di un’ondata di odio insensata. Ma il bersaglio non era solo lui. Alice, influencer e modella, ha ricevuto una valanga di messaggi minatori, tra cui uno tanto agghiacciante quanto emblematico: “Ucciderò tuo marito se lo vedo per strada. Non lo lascerò stare un solo istante, e lo stesso vale per i bambini. Spero che nessuno sopravviva.” Minacce che lasciano senza parole, che fanno gelare il sangue.

Sconvolta, Alice Campello ha deciso di non tacere. Ha pubblicato gli screenshot delle minacce ricevute, dando voce non solo al suo dolore, ma anche a una denuncia civile e umana contro la degenerazione del tifo. “Ci rendiamo conto che stiamo parlando di una partita di calcio?” ha scritto, con lucidità e amarezza. Le sue parole sono state un appello forte e chiaro a ritrovare la misura, a distinguere lo sport dalla violenza, la passione dall’ossessione.

Il messaggio di Alice

In un messaggio pubblico che è diventato virale, Alice ha ricordato che tutti, nella vita, sbagliano. “La vita è fatta di lezioni, esperienze, momenti belli e brutti per tutti, ma non siamo nessuno per giudicare gli altri”, ha scritto. Ha voluto restituire al calcio la sua vera natura: quella di gioco, di emozione, di intrattenimento. “Il calcio è così, ed è proprio questo il suo bello… è emozionante e imprevedibile. Ma dobbiamo dargli l’importanza che merita, senza trasformarlo in un’arma per ferire.”

Il suo appello è un invito a riscoprire il rispetto, la dignità, la responsabilità che ciascuno di noi ha nel modo in cui comunica, soprattutto online. “Per favore, abbiate rispetto e smettetela di essere persone così cattive.” Una frase semplice, ma potentissima. Perché dietro ogni schermo c’è una persona, e dietro ogni errore un essere umano. Ed è lì che lo sport, come la vita, dovrebbe tornare a battere: nel cuore, non nell’odio.

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