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Paragon, perché la società israeliana ha interrotto il contratto con l’Italia dopo il caso Cancellato: “Situazione inquietante”

Pubblicato: 10/06/2025 09:01
Paragon interrotto contratto Italia

Si allarga il caso Graphite, il software spia israeliano prodotto dalla società Paragon Solutions, che sarebbe stato utilizzato per monitorare illegalmente giornalisti italiani. Al centro della polemica, la presunta mancata collaborazione del governo italiano nelle verifiche richieste per chiarire se, effettivamente, alcuni cronisti — tra cui Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino di Fanpage — siano stati intercettati. Un’accusa che alimenta sospetti e solleva interrogativi inquietanti sul rapporto tra sicurezza nazionale e tutela della libertà di stampa.
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Paragon accusa: “Italia ha rifiutato la verifica, contratti rescissi”

La svolta arriva con una dichiarazione ufficiale di Paragon, rilanciata dal quotidiano israeliano Haaretz e poi riportata da Fanpage: «Abbiamo offerto al governo e al Parlamento italiano un sistema per verificare se il nostro spyware fosse stato usato contro un giornalista. Poiché le autorità hanno rifiutato, abbiamo interrotto i contratti». Un’affermazione che suona come un atto d’accusa verso Roma, che avrebbe preferito non accertare se lo spyware Graphite fosse stato usato per attività di captazione illegale.

A dare voce allo sconcerto politico è l’europarlamentare Sandro Ruotolo (Pd): «Come risponderà il governo italiano? È pronto a scoprire chi ha spiato i suoi giornalisti?». Ruotolo denuncia l’assordante silenzio di Roma: «Dopo il caso Cancellato, Paragon ha scollegato i sistemi e ora si dice disponibile a collaborare con un’indagine. Ma da Roma, ancora silenzio».

La posizione del Copasir: “Non sono stati i nostri servizi”

A difesa delle istituzioni italiane interviene il Copasir, che nella relazione del 5 giugno esclude responsabilità dei servizi segreti nazionali. Il Comitato parla di una possibile “notifica errata” ricevuta da Meta, che aveva avvisato alcuni giornalisti di potenziali intercettazioni. Tuttavia, lo stesso Copasir ammette che captazioni ci sono state, e questo lascia aperta l’ipotesi di un intervento esterno, magari di uno Stato straniero o, peggio, di un attore privato.

Durante un’audizione del 9 aprile 2025, i rappresentanti di Paragon hanno spiegato che per avere certezza sull’uso di Graphite contro un determinato soggetto sarebbe stato necessario interrogare i database o i registri di audit custoditi presso le agenzie clienti, ovvero le agenzie italiane di intelligence. In alternativa, si poteva usare il servizio di verifica fornito dalla stessa Paragon. Entrambe le opzioni sono state dichiarate equivalenti. Il Copasir sostiene di aver proceduto direttamente ai controlli presso AISE e AISI, senza però riscontrare elementi a conferma dell’uso illecito dello spyware.

Il Comitato si riserva ora di desecretare il resoconto stenografico dell’audizione, per garantire trasparenza e tutelare la credibilità del lavoro svolto.

Fnsi: “Serve chiarezza, la stampa non si spia”

La Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi), che ha già depositato un esposto alla Procura di Roma con l’assistenza legale dell’avvocato Giulio Vasaturo, chiede ora di essere ricevuta con urgenza. «La situazione è inquietante — dichiara la Fnsi — confidiamo in un’indagine estremamente rigorosa e senza sconti. È indispensabile fare luce non solo sulle intercettazioni, ma anche sui rapporti tra Paragon e il governo italiano e sulle vere ragioni della risoluzione del contratto».

Nel mirino non solo il caso Cancellato, ma anche quello di Ciro Pellegrino, altro giornalista di Fanpage che sarebbe stato spiato. «Il caso va riaperto e questa volta le vittime vanno ascoltate», sottolinea Ruotolo.

“Sovranità digitale, non sorveglianza esterna”

Al centro del dibattito anche la questione della sovranità tecnologica e della gestione della sicurezza informatica da parte di soggetti esteri. Ruotolo avverte: «Non possiamo affidare la privacy, i dati sensibili e i segreti dei cittadini italiani a società come Paragon, che è israeliana e finanziata da fondi americani». A suo avviso, «la sicurezza nazionale non può essere una formula magica per giustificare tutto», soprattutto se significa intercettare giornalisti scomodi o attivisti impegnati a salvare vite in mare.

Dalla visita a Roma del 30 maggio da parte della delegazione dei Socialisti e Verdi al Parlamento europeo,

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