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Referendum, Donzelli prende in giro il Pd: “Spallata? No, spalla slogata”

Pubblicato: 10/06/2025 11:18
Referendum Donzelli Pd spallata

Il day after del referendum si rivela amaro per la sinistra, che si ritrova a fare i conti con una sconfitta pesante e dalle conseguenze potenzialmente destabilizzanti. I risultati del voto, infatti, potrebbero mettere in difficoltà non solo la linea politica del Partito Democratico, ma anche la Cgil, e soprattutto le posizioni di vertice di Elly Schlein e Maurizio Landini. Il fallimento dell’iniziativa referendaria, pensata per contrastare le politiche del governo, rischia ora di trasformarsi in un boomerang.
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Fratelli d’Italia esulta: “Volevano la spallata, si sono slogati la spalla”

Dal fronte della maggioranza, in particolare da Fratelli d’Italia, la lettura dei risultati è netta. Il capo dell’organizzazione del partito, Giovanni Donzelli, in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “Hanno cercato la spallata, e la spalla se la sono slogata”. Donzelli sottolinea come l’iniziativa non sia partita dalla maggioranza, ma da una sinistra che – a suo dire – tenta in modo sistematico di destabilizzare il governo. “Noi non volevamo giocare nessuna partita”, ha aggiunto. “Sono loro che non fanno altro che provare a ostacolare un governo che lavora per migliorare la condizione della nazione. Semmai, è una loro sconfitta”.

Donzelli rincara la dose sulle modalità della campagna referendaria, giudicandole strumentali: “Hanno fatto di tutto: hanno sciacallato sui bambini di Gaza con un appello al voto a fine manifestazione, hanno mandato inviti al voto tramite registro scolastico a Livorno, e a Firenze un gestore regalava biglietti a chi mostrava la tessera elettorale timbrata… E tutto questo per che risultato?”.

Il referendum non incide sull’opinione pubblica

Secondo Donzelli, il fallimento della mobilitazione è anche segno di una distanza crescente tra la sinistra e l’attuale composizione del mondo del lavoro: “Perfino il mondo che hanno cercato di chiamare a raccolta ha molti dubbi su certi temi, come dimostra il quesito sulla cittadinanza. E comunque, sul lavoro, che dovrebbe interessare tutti, non sono riusciti a coinvolgere l’opinione pubblica. Il mercato del lavoro oggi è profondamente diverso rispetto ai quesiti posti: che senso ha parlare ancora di Jobs Act quando l’occupazione è ai massimi?”.

Foti: “Un autogol annunciato”

Dello stesso tono sono le parole del ministro Tommaso Foti, che ha parlato in un’intervista a La Repubblica. “Le spallate annunciate finiscono quasi sempre con una lussazione per chi le tenta. Anche in questo caso, la regola si è confermata: come i pifferai di montagna, partirono per suonare e finirono suonati”. Foti ritiene che la politicizzazione del voto abbia avuto un effetto controproducente: “I toni troppo accesi hanno scoraggiato diversi cittadini che altrimenti sarebbero andati alle urne. L’invito al voto durante la manifestazione per Gaza? Poco commendevole. Non credo che nella striscia si discuta di Jobs Act”.

Schlein rivendica il voto, ma i numeri dicono altro

Alla luce di questi risultati, Elly Schlein ha tentato di rivendicare la partecipazione al voto parlando di “14 milioni di votanti”. Tuttavia, Foti replica con un’osservazione pungente: “Tra quei votanti molti hanno detto no. E il dato secco è che i quesiti non hanno smosso oltre i due terzi degli italiani”.

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