
Un gesto di cittadinanza attiva, diventato in poche ore un caso social. La giornalista Luisella Costamagna, impegnata pubblicamente nella promozione dei Sì al referendum nelle ultime ore utili per votare, ha voluto condividere con i propri follower un’immagine simbolica: la sua vecchia tessera elettorale, ormai colma di timbri, accompagnata da una dichiarazione d’intenti civica. «Finita la tessera elettorale (perché votare è un diritto, ma anche un dovere civico), ho chiesto la nuova per il referendum», ha scritto. Ma la foto, pensata per rafforzare un messaggio di impegno democratico, ha finito per suscitare più dubbi che consensi.
L’assenza del timbro del referendum del 2022
A sollevare perplessità tra gli utenti social è stato un dettaglio apparentemente secondario ma, nel contesto, significativo: sulla tessera non compariva il timbro relativo al referendum sulla giustizia del 2022. Un’assenza che ha fatto storcere il naso a diversi follower, alcuni dei quali hanno interpretato la lacuna come una possibile ammissione involontaria di non aver partecipato a quella tornata elettorale. Una discrepanza che, considerato il tono della comunicazione pubblica adottata da Costamagna, ha assunto rapidamente i contorni di una contraddizione. A “risolvere il giallo” è stata però la stessa Costamagna, spiegando sui social cosa le era successo nel 2022.
Il post, nato per sostenere la partecipazione al voto e l’importanza dell’esercizio democratico, si è trasformato così in un piccolo boomerang mediatico. In molti hanno sottolineato come l’assenza di un timbro — proprio in occasione di un referendum nazionale su un tema sensibile come la giustizia — metta in discussione l’autenticità del messaggio lanciato dalla giornalista.
La spiegazione: “Grave problema di salute, fui ricoverata”
Su Twitter, Luisella Costamagna ha però spiegato cosa sarebbe successo proprio nei giorni del referendum del 2022: “Avrei voluto evitarlo ma, visto che si mette in dubbio la mia credibilità, mi tocca rivelare che il 12 giugno 2022 ho avuto un grave – grave – problema di salute per il quale il giorno dopo sono stata ricoverata (come da foto). Avrei votato eccome. Per gli inquisitori è tutto”.
Avrei voluto evitarlo ma, visto che si mette in dubbio la mia credibilità, mi tocca rivelare che il 12 giugno 2022 ho avuto un grave – grave – problema di salute per il quale il giorno dopo sono stata ricoverata (come da foto). Avrei votato eccome. Per gli inquisitori è tutto. https://t.co/SbnrLyBoTS pic.twitter.com/G26mqugwpF
— luisella costamagna (@luisellacost) June 9, 2025

Il valore simbolico della partecipazione
L’intento iniziale di Luisella Costamagna era evidente: promuovere la partecipazione al voto come atto consapevole e manifestazione concreta di impegno civile. La scelta di condividere la tessera completa, proprio nelle ultime ore disponibili per il referendum, voleva essere una forma visiva di testimonianza, un modo per dire “io ci sono sempre stata”.
Ma la comunicazione pubblica, soprattutto quando legata a temi politici o referendari, è spesso sottoposta a un vaglio severo. E nel caso della conduttrice e giornalista, conosciuta anche per le sue posizioni esplicite su varie questioni sociali e politiche, l’incoerenza percepita ha avuto una risonanza amplificata. Non sono mancati i commenti ironici, né le critiche più esplicite sul senso di moralismo che avrebbe dovuto accompagnarsi a una coerenza assoluta nei comportamenti passati.
Diritto di voto e memoria pubblica
L’episodio riapre, in controluce, una riflessione più ampia sul significato del diritto di voto e sulla responsabilità pubblica di chi decide di esporsi, in particolare in prossimità di una consultazione elettorale. La tessera elettorale, in questo senso, non è soltanto un documento, ma diventa metaforicamente un archivio della propria memoria politica e partecipativa. Esibirla equivale a esporre una parte del proprio impegno democratico.
Ed è proprio questo che ha reso il dettaglio mancante tanto significativo per alcuni utenti: la mancanza di un referendum su un tema centrale come la giustizia è apparsa, per molti, come una frattura tra parole e azioni. Soprattutto nel contesto di una campagna di sensibilizzazione al voto, che fa leva sulla responsabilità personale e sulla coerenza civica.

Il dibattito social tra diritto e dovere
Sui social, lo scontro si è giocato sul confine sottile tra diritto e dovere. Se è vero che il voto è un diritto personale, non esercitato da molti senza per questo incorrere in censure pubbliche, è anche vero che chi si erge a promotore del “dovere civico” rischia di essere giudicato più severamente sul proprio passato elettorale. L’assenza di un solo timbro, in questo contesto, ha acquisito una valenza simbolica sproporzionata rispetto al dato materiale, proprio perché inserita in una narrazione pubblica dell’impegno.